5 ottobre 2010, Cremona — Accusato di aver violentato nei giardinetti sotto casa una ragazzina ivoriana di 18 anni, un diciannovenne connazionale è stato assolto «perché il fatto non sussiste». «Non ritengo che la denuncia presentata dalla ragazza sia falsa, ma non ci sono elementi di prova», aveva osservato lo stesso pubblico ministero Francesco Messina, durante la requisitoria culminata nella richiesta di assoluzione.
In vena di raccontare menzogne invece, confidando probabilmente nell’ignoranza giuridica dell’audience, l’avvocatessa della 18enne Elena Pisati «Vorrei che si evidenziasse il fatto che l’imputato è stato assolto, perché non è stata raggiunta la prova e che il pubblico ministero, nella requisitoria, ha comunque evidenziato come non ritenesse falsa la denuncia della mia assistita». Dall’articolo si evince invece che il pubblico ministero ha sì sollecitato l’assoluzione per mancanza di prove, ma anche che la corte ha emesso un verdetto di non colpevolezza ripetiamolo perché il fatto non sussiste, cioè non con formula dubitativa ma con formula affermativa: non ci sono state violenze. Ergo la giovane ha mentito, secondo i giudici. Ma passiamo ai fatti.
Nella denuncia, la diciottenne raccontò che il 21 maggio del 2007 l’imputato «ci provò», mentre la stava accompagnando a casa dopo una serata trascorsa con amici. «Ha infilato una mano sotto il body e mi ha toccato il seno. Mi ha strattonato, mi ha fatto cadere, mi ha fatto rialzare e poi mi ha trascinato nel retro del condominio», denuncerà la ragazza, che prima di rincasare, raccontò di essere rimasta in lacrime per trenta minuti sul pianerottolo e, una volta entrata in casa, di essersi infilata sotto la doccia.
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