sabato 13 novembre 2010

Il diario segreto di una calunniatrice

Un uomo, Nathaniel Lewis, è stato riconosciuto innocente e risarcito per 5 anni di carcere quando il diario segreto della donna che lo aveva fatto condannare per stupro con la sua sola parola è finito su internet e all’attenzione dei giudici. Esso recita
Mi sento un po’ in colpa per averlo fatto incarcerare, ma la sua mancanza di rispetto per le donne è terribile. Ricordo quanto poco ci rispettava… pensa che le donne siano oggetti sessuali. È un tale imbroglione. Voleva Holly e me mentre era fidanzato. L’ho accusato perché era la goccia che ha fatto traboccare il vaso. E perché ho sempre voluto qualcosa di forte nella mia vita. Altrimenti mi annoio. Bisogna cambiare, sono stanca di uomini che si approfittano di me… e di me che gliela do. Non sono una ninfomane come tutti pensano. Non sono abbastanza forte da dire di no. Sono stanca di essere una puttana. Basta.

Ieri sono andata da due avvocate per denunciarlo civilmente. So che è sbagliato, ma che altro posso fare? Normalmente non sono una persona cattiva, ma mi ha fatto arrabbiare. Se sono vendicativa, peggio per lui. Probabilmente mi sentirò in colpa, un giorno.

Parlando di soldi, lo denuncio. Ho bisogno disperato di soldi. La mia coscienza mi ha impedito di farlo, ma devo pagare un debito e farò quello che serve.
Ringrazio nazifemminismo.info per la traduzione.

giovedì 11 novembre 2010

Contea del Wiltshire, Inghilterra: ancora falsi stupri

10 ottobre 2010, Trowbridge — Una 36enne ha evitato il processo a suo carico per aver falsamente accusato un uomo di stupro. Mr Callow è stato arrestato e ha dovuto trascorrere una giornata in carcere prima di essere rilasciato su cauzione e prima ancora di essere completamente scagionato.

mercoledì 10 novembre 2010

Nuovo blog sul sessismo giudiziario

Probabilmente avrete fatto casi a diversi off topic riguardanti casi di sessismo giudiziario: tanto per fare un po' d'ordine, ho aperto un nuovo blog in cui pubblicare i nuovi post, che quindi non saranno più postati qui. Iscrivetevi se siete interessati, mi raccomando.

L'elenco degli OT si trova nella categoria denominata “Sessismo giudiziario”.

lunedì 8 novembre 2010

Falsa violenza sessuale in Louisiana

Il 23 settembre l'ufficio dello sceriffo di Calcasieu arresta il 19enne Tyler J. Leger, 711 Murbelle Rd., Lake Charles, per il presunto stupro di una studentessa di McNeese occorso la notte precedente. Il giovane viene così associato al Centro Correzionale di Calcasieu; il giudice Michael Canaday fissa per lui una cauzione di 750mila dollari.

Dopo l'arresto di Leger, i detective acquisiscono altre informazioni interrogando diversi testimoni; il Procuratore Distrettuale, dopo aver preso atto di tali testimonianze, decide il giorno 19 ottobre per il rilascio immediato del ragazzo dal carcere in cui si trovava ancora dopo quasi un mese. Il giorno successivo, la studentessa ammette di essersi inventata la storia della violenza sessuale; viene per questo arrestata e rilasciata subito dopo su cauzione.

Fonte: The Examiner

La sindrome di alienazione genitoriale: cos'è

Si sente molto parlare di sindrome di alienazione genitoriale (o parentale, o PAS) in sede di separazione tra marito e moglie. Di cosa si tratta? Ce lo spiega il Dr. Paolini dell'Università di Roma


La sindrome di alienazione genitoriale è un disturbo psicopatologico dell'età evolutiva che colpisce i bambini di età compresa tra i 7 e 14-15 anni. Si tratta di una patologia molto diffusa anche se difficile da riconoscere. Il contesto in cui si sviluppa è quello della separazione conflittuale tra i due genitori e la conseguente disputa sulla custodia dei figli (strettamente associata al mantenimento economico del coniuge). Si manifesta allorquando un genitore, detto alienante, disorienta i figli con il fine di rendere impossibile o disfunzionale il rapporto con l'altro genitore, che in questo caso viene detto alienato, e ottenere di conseguenza un rapporto esclusivo con la prole. Il genitore alienante mette in opera una vera e propria campagna di denigrazione ai danni dell'altro, con il fine di far apparire quest'ultimo, agli occhi dei bambini, come un cattivo genitore. Comportamenti così aberranti in fase di separazione purtroppo non sono infrequenti.

Sovente il genitore alienante riesce ad instillare nel fanciullo la consapevolezza di fatti mai accaduti (falsi ricordi o confabulations), nella fattispecie condotte di tipo abusante da parte del genitore alienato nei suoi confronti (interessi di natura sessuale, maltrattamenti e così via), con lo scopo di allontanare ulteriormente quest'ultimo dal bambino anche facendo leva sui provvedimenti giudiziali che possono essere presi per separare l'alienato dal figlio.

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domenica 7 novembre 2010

Arresti domiciliari riservati alle donne, seconda parte

Per la serie "gli screenshot di Google news", inaugurata con questo post relativo al reato di tentato omicidio, vi proponiamo questo altro shot riguardante però il reato di estorsione (link: 1, 2, 3)


di norma, essendo l'estorsore considerato un individuo pericoloso, viene disposta la custodia in carcere. Un esempio è questo in cui, nonostante sia stata una donna ad aver eseguito l'atto materiale dell'estorsione, i carabinieri hanno arrestato e portato in carcere per concorso solo il marito; alla moglie naturalmente sono stati concessi i domiciliari.

Arresti domiciliari riservati alle donne: il vagina pass per i reati di omicidio

Vi avevamo già segnalato il caso di due donne messe ai domiciliari per tentato omicidio, Chiara Cortese Pellin e Federica Bellone; ne abbiamo trovato un altro. Il tutto è riassunto in uno screenshot di Google News


non ci sono casi di uomini messi ai domiciliari per questa fattispecie di reato. Il motivo è semplice: trattandosi di un crimine molto grave, viene sempre imposta la misura restrittiva del carcere. Esempi (tutti coinvolgenti uomini naturalmente): 1, 2, 3, 4. Per ciascuno di essi il giudice ha confermato l'arresto in carcere.

sabato 6 novembre 2010

Paullo, romena denunciata per tentata estorsione

5 novembre 2010 — I carabinieri di Paullo hanno denunciato una rumena colpevole di aver tentato l'estorsione di 3mila euro ad un uomo italiano. Alla base del ricatto della donna, una falsa denuncia di pedofilia: «pagami o dico alla polizia che hai molestato mia figlia». L'italiano, coinvolto suo malgrado in questa difficile situazione, è riuscito però immediatamente a rivolgersi ai carabinieri per raccontare l'accaduto e il ricatto che stava subendo.

La rumena non è stata neanche arrestata perché incinta. A questo proposito ricordiamo che l'arresto per estorsione è obbligatorio: un esempio è questo in cui un uomo è stato portato in carcere per aver estorto 340 euro (alla compagna, coinvolta in egual misura, in quanto donna sono stati concessi gli arresti domiciliari).

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Aggiornamenti sul caso di Cetara: assolto il ventiduenne accusato di aver molestato sessualmente la sorella

4 novembre 2010 — Aggiornamenti sul caso di Cetara. Il ventiduenne, dopo otto mesi di detenzione preventiva, è stato riconosciuto non colpevole di aver violentato la sorellina.

In base all’accusa, l'uomo aveva abusato della sorella proprio il giorno in cui intervennero i carabinieri. Precisamente l’11 febbraio, quando i militari dell’Arma tornarono a Cetara, dopo la mega operazione di fine gennaio, per stringere le manette ai polsi del ragazzo, appena rientrato in casa dopo aver giocato con gli amici a pallone.

Secondo alcune intercettazioni ambientali, il giovane qualche ora prima aveva costretto la sorellina a sottostare ai suoi desideri sessuali. Non servì ad evitare il carcere al ventiduenne, che si è sempre professato innocente, nemmeno una visita ginecologica della sorella al pronto soccorso dell’ospedale "San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona" di Salerno, che avrebbe accertato "l’assenza di lesioni traumatiche sui genitali esterni" della bambina.

giovedì 4 novembre 2010

Le femministe non parlano mai delle donne assassine

Abbiamo reperito, su un blog gestito da femministe il cui obiettivo è la criminalizzazione del maschio in quanto tale attraverso la pubblicazione di singoli episodi in cui il carnefice è uomo e la vittima è donna, un interessante articolo riguardante un 66enne reo di aver ucciso a martellate la moglie affetta da disturbi psichici ed attualmente in carcere (vi forniamo il link da copiaincollare sulla barra degli indirizzi del vostro browser, http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2010/11/04/se-non-sei-efficiente-ti-ammazzo-per-il-tuo-bene/). Nello strenuo tentativo di convincere il lettore di quanto gli uomini (tutti) siano dei criminali che sfruttano le donne e che le uccidono quando non servono loro più, come evidenziato da frasi quali «Sono davvero tanti gli uomini che decidono di praticare questa particolare forma di – chiamiamola – eutanasia imposta che sembra più una pena di morte. E l’atteggiamento verso questi uomini che sfuggono alle responsabilità e alle difficoltà familiari mettendo fine alla vita della loro moglie è giudicato sulla base di modelli arcaici di relazione familiare» oppure «Una specie di rottamazione di femmine che l’uomo, nella sua grandezza e maestosità virile, non può certo sopportare se non sono perfettamente calibrate alla funzione di serve, badanti, balie, cameriere», e di come le donne (tutte) siano al contrario le innocenti vittime di questo crudele sistema maschilista, le nostre ci pongono un interrogativo
Avete mai letto di donne che accoppano i mariti petulanti, malati, disabili, schizzati, completamente folli? Noi no. E quando tentano di mollarne uno vengono ammazzate. Semmai fosse accaduto siamo comunque certe che ci siamo perse articoloni di giornale in cui alle donne veniva imputata la scarsa pietà, la irresponsabilità nel ruolo di cura, l’egoismo, l’incapacità di empatia.
Avremmo visto giornate intere di trasmissioni pomeridiane dal titolo “le donne non sono più quelle di una volta” oppure “le donne non sanno più amare” e altre idiozie del genere.
eppure noi non abbiamo visto nessun articolone di giornale, nessuna trasmissione pomeridiana a dar voce alla vicenda di Loretta Santinello che, come vi avevamo raccontato, si è permessa di interrompere la vita del marito 100% invalido ed alcolista del quale evidentemente non aveva più voglia di farsi carico. Anzi, possiamo dire che la vicenda è passata alquanto inosservata, così come è passato inosservato il provvedimento del giudice che ha rimesso la Santinello in libertà dopo tre giorni di ricovero in clinica. Come potete vedere, esistono sia casi in cui il carnefice è uomo che situazioni in cui invece il carnefice è donna: il problema è che quest ultime passano sempre in secondo piano rispetto ai primi, dando così la possibilità a femministe frustrate di sfogare il proprio odio misandrico veicolando le loro tesi generalizzatrici tese a dimostrare che solo gli uomini commettono violenza e solo le donne la subiscono. La realtà è che esiste un sommerso di violenze in cui i ruoli sono invertiti ma che la stampa femminista si guarda bene dal diffondere.

Un altro spunto di riflessione ci viene dalla seguente frase
Capita anzi di leggere articoli come quello riferito a questa storia nei quali questi uomini vengono giustificati mentre si sgravano di persone fisiche che ritengono un peso
siamo sicuri che siano gli uomini ad essere giustificati? La verità oggettiva è che adesso abbiamo un uomo in carcere e una donna libera per reati che possiamo considerare identici. Il resto ci pare sia solo una pietosa arrampicata libera sugli specchi. Certamente è vero che la vicenda del 66enne uxoricida è stata dipinta dal giornalista come una tragedia familiare, ma né più né meno hanno fatto i suoi colleghi nel narrare l'episodio della Santinello. Dunque, perché queste signorine non ne parlano delle imprese delle loro sodali e cancellano i commenti scomodi dal loro blog? Forse perché questo contrasta troppo con l'ideale che sta alla base della loro battaglia contro il maschio in quanto tale?

giovedì 28 ottobre 2010

Archiviata la denuncia di un trentenne accusato di stupro: la calunniatrice rischia l'imputazione

28 ottobre 2010 — Si è conclusa dopo più di due anni, col decreto di archiviazione del GIP del tribunale di Ravenna su richiesta del Pubblico Ministero Roberto Ceroni, la vicenda giudiziaria di un operaio rumeno trentenne.

L’uomo, incensurato, era finito in carcere per una settimana nell’estate del 2008 quando una diciannovenne sua connazionale si era recata dai carabinieri accusandolo di stupro. La giovane aveva raccontato di essere stata avvicinata fuori da una discoteca della Riviera ravennate dal trentenne mai visto prima che dopo averle dato un passaggio in auto, l’aveva costretta a salire in casa sua dove aveva abusato di lei per l’intera notte. Nel concludere la sua storia la giovane che si era recata in lacrime dai militari aveva detto di essere riuscita a liberarsi solo la mattina successiva.

Sin dall’interrogatorio di garanzia, era stata però diversa la versione dell’uomo che aveva parlato di gelosia da parte della ragazza nei confronti della compagna ufficiale. Per dare maggior solidità alle sue affermazioni aveva raccontato la sua abitudine di riprendere di nascosto alcuni dei suoi rapporti intimi. La videocassetta che mostrava il rapporto per lo più consenziente tra i due era stata prodotta dal suo difensore agli inquirenti e il giudice aveva disposto la revoca della custodia cautelare. L’uomo ora si trova in patria, mentre la giovane rischia di essere accusata di calunnia.

lunedì 25 ottobre 2010

Continua la ridicolizzazione delle vittime dei falsi stupri: condannata a 60 ore di servizio in comunità con pena sospesa per aver inscenato una violenza sessuale

25 ottobre 2010, Olanda — Una 17enne è stata condannata a 60 ore di servizio in comunità (pena sospesa) per aver falsamente dichiarato di essere stata drogata, stuprata e messa incinta da un suo ex ragazzo, che per questo ha trascorso quattro giorni in carcere.

martedì 19 ottobre 2010

Uccide il marito e resta libera. Impunità per le donne assassine

Abano Terme, 18 ottobre 2010 — Ha passato ben tre giorni in clinica in stato di fermo, prima che il gip donna Sonia Bello decidesse di rimettere la sua sodale in libertà. Neanche gli arresti domiciliari per la donna che ha ucciso il marito simulando un omicidio-suicidio al quale lei ovviamente è sopravvissuta. E così Loretta Santinello può tranquillamente tornarsene alle sue attività come se non avesse fatto nulla. C'è da chiedersi se il gip donna Sonia Bello avrebbe fatto lo stesso nel caso di un uomo che uccide la propria moglie, se anche in quel caso avrebbe ritenuto insussistenti il pericolo di fuga e di inquinamento delle prove: a quanto pare, questi requisiti sussistono solo nel caso in cui l'indagato sia uomo, come ad esempio nel recente avvenimento della rissa alla metropolitana.

Insomma, morale della favola: signori uomini, vostra moglie vi può ammazzare tranquillamente, tanto sa che al massimo si farà qualche giorno in clinica psichiatrica e poi via, libera come l'aria. Ma non vi venga in mente di fare lo stesso con lei. Voi da uomini vi prendereste l'ergastolo. Ma veniamo ai fatti.

La signora Santinello avrebbe ucciso il marito Paolo Varotto somministrandogli un cocktail letale di psicofarmaci, prima di costruire la messinscena del suicidio. Si sarebbe recata con il marito, in automobile, in un posto isolato e poi con una sistola in gomma avrebbe collegato l'abitacolo con il tubo di scappamento. Ma dalle cartelle cliniche, risulta che la donna non abbia mai respirato monossido di carbonio. Intanto, anche il figlio della coppia Mauro Varotto è stato arrestato per possesso di droga, e portato in carcere. Lui. Naturalmente, mica è una donna.

domenica 10 ottobre 2010

Madre nasconde la figlia appena partorita in lavatrice rischiando di ucciderla: arrestato il marito

9 ottobre 2010, Mantova — Ha partorito una bimba e l'ha nascosta nella lavatrice, tra i panni sporchi. Dopo che la donna, Mihaela Cristea, rumena di 32 anni, si è sentita male, il marito ha chiamato i soccorsi: i medici, appena arrivati in casa, hanno subito capito che la donna aveva appena partorito e così hanno chiamato i carabinieri. La piccola ora è ricoverata nel reparto di Patologia neonatale dell'ospedale di Mantova ma sta bene. Naturalmente le forze dell'ordine hanno arrestato solo il padre, Viorel Cristea di 41 anni, che adesso si trova in carcere. La donna invece si trova in ospedale.

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venerdì 8 ottobre 2010

Mi picchiava e l'ho colpito. Parla la donna accusata di aver ucciso il marito

7 ottobre 2010, Rovereto (Trento) — «Mi picchiava e l'ho colpito». Queste le parole di Simonetta Agostini, la donna accusata di aver ucciso il marito Paolo Scrinzi al culmine di una lite con una coltellata al fianco. Inizialmente aveva raccontato che l'uomo si era sdraiato in camera da letto, che lei l'aveva raggiunto e che lo aveva colpito; ma adesso, a mente fredda, probabilmente anche consigliata dal suo avvocato, ha cambiato versione. Si insomma, sei una donna: basta che racconti che ti stavi difendendo dal marito violento e sei a posto, come da copione. Tu fuori di galera come se non fosse successo nulla e l'uomo al cimitero, dove merita del resto perché era un violento. Hanno sempre la scusa pronta. Loro. Ecco perché le carceri femminili son vuote.

La Agostini, nella sua nuova rielaborazione, ha raccontato che l'uomo l'ha trascinata con la forza in camera da letto; nel tragitto però, la donna sarebbe riuscita ad afferrare un coltello. Naturalmente per difendersi dal marito violento e cattivo che altrimenti l'avrebbe sicuramente uccisa. Nel momento in cui erano finiti sopra il letto, lei si era trovata a cadere sopra di lui e in quel momento lo avrebbe colpito, senza alcuna intenzione di ucciderlo, con quell'unica coltellata risultata fatale. Una legittima difesa insomma, quella di aver afferrato il coltello, e ciò che è successo dopo è stato accidentale. Insomma, alla fine è sempre colpa dell'uomo; sia mai che una donna uccida freddamente, quando si è mai sentito. Del resto, le omicide sono tutte malate, o sono state costrette ad uccidere per legittima difesa. E questo lo sanno bene gli avvocati, che a mali estremi chiedono sempre la perizia psichiatrica per le loro assistite. Pure per quella che ha ucciso il marito con lo scopo di prendersi l'eredità. Del resto, in tribunale è un trucco che a quanto pare funziona benissimo quando non si riesce proprio a far passare la donna come vittima del cattivone di turno.

giovedì 7 ottobre 2010

Donna violenta suo figlio: secondo la procura, il colpevole è il marito

7 ottobre 2010, Sydney — Segnaliamo un fatto che ha del sensazionale: in questo articolo si parla di una madre accusata di aver commesso atti di violenza sessuale sul figlio sotto la supervisione del marito che in qualche modo "dirigeva" i giochi sessuali. L'incredibile sta nell'arringa fatta dalla procura: il pm ha infatti sottolineato che
the woman played a less significant role in the offending than her husband, who was "the instigator of the dysfunctional family unit''. (The woman was) playing a role subordinate to that of her husband who was really the instigator and director of what was occurring
ossia, che la donna avrebbe avuto nella vicenda un ruolo molto meno importante rispetto a quello del marito, riconoscendo in quest'ultimo il reale istigatore della violenza. In buona sostanza: in questo caso, in cui la donna assume il ruolo di esecutore materiale del reato, il concorso viene visto come più grave rispetto al reato stesso. Avete capito come ragionano le procure?

mercoledì 6 ottobre 2010

Diciannovenne accusato di violenza su una ragazzina, assolto perché il fatto non sussiste

5 ottobre 2010, Cremona — Accusato di aver violentato nei giardinetti sotto casa una ragazzina ivoriana di 18 anni, un diciannovenne connazionale è stato assolto «perché il fatto non sussiste». «Non ritengo che la denuncia presentata dalla ragazza sia falsa, ma non ci sono elementi di prova», aveva osservato lo stesso pubblico ministero Francesco Messina, durante la requisitoria culminata nella richiesta di assoluzione.

In vena di raccontare menzogne invece, confidando probabilmente nell’ignoranza giuridica dell’audience, l’avvocatessa della 18enne Elena Pisati «Vorrei che si evidenziasse il fatto che l’imputato è stato assolto, perché non è stata raggiunta la prova e che il pubblico ministero, nella requisitoria, ha comunque evidenziato come non ritenesse falsa la denuncia della mia assistita». Dall’articolo si evince invece che il pubblico ministero ha sì sollecitato l’assoluzione per mancanza di prove, ma anche che la corte ha emesso un verdetto di non colpevolezza ripetiamolo perché il fatto non sussiste, cioè non con formula dubitativa ma con formula affermativa: non ci sono state violenze. Ergo la giovane ha mentito, secondo i giudici. Ma passiamo ai fatti.

Nella denuncia, la diciottenne raccontò che il 21 maggio del 2007 l’imputato «ci provò», mentre la stava accompagnando a casa dopo una serata trascorsa con amici. «Ha infilato una mano sotto il body e mi ha toccato il seno. Mi ha strattonato, mi ha fatto cadere, mi ha fatto rialzare e poi mi ha trascinato nel retro del condominio», denuncerà la ragazza, che prima di rincasare, raccontò di essere rimasta in lacrime per trenta minuti sul pianerottolo e, una volta entrata in casa, di essersi infilata sotto la doccia.

martedì 5 ottobre 2010

Imputato di violenza sessuale nei confronti della figlia, assolto

5 ottobre 2010, Palermo — La quarta sezione della Corte d’appello di Palermo ha confermato l’assoluzione di un funzionario di banca di 50 anni, imputato di violenza sessuale nei confronti della figlia che, all’epoca dei fatti, risalenti al 1998, aveva due anni e sette mesi. L’uomo era stato denunciato dai nonni della piccola, che avevano anche registrato un video in cui la bimba ripeteva le accuse contro il papà. Il video, però, non è apparso genuino né al tribunale né, oggi alla Corte d’appello: la nonna infatti avrebbe cercato di orientare le dichiarazioni della bimba.

Accusato di stupro dalla ex moglie, assolto al processo

5 ottobre 2010, Avezzano — Un uomo accusato di stupro dalla ex moglie è stato assolto: il giudice l’ha condannato solo a tre mesi per violazione di domicilio. M. O. è stato accusato dalla ex moglie di essere entrato forzatamente nella sua abitazione e di averla violentata; a sostegno di questa versione, la donna ha presentato ai Carabinieri una registrazione telefonica tra i due in cui l’uomo si scusava per il gesto violento.

Il neuropsichiatra ha però sottolineato in sede di dibattimento la sudditanza di M. O. nei confronti della moglie, e come per questo motivo la telefonata potesse essere interpretata come un semplice gesto di accondiscendenza da parte dell’uomo alle richieste di scuse della donna. Da qui l’assoluzione.

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  • Un po’ di sano humour: http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2010/10/05/se-lo-stupro-sulla-ex-viene-definito-un-tentativo-di-riconciliazione/. Notare come venga presupposto il fatto che il marito abbia effettivamente stuprato la donna (sai che novità, lo fanno con qualunque uomo, visto che li odiano visceralmente) e non si prenda minimamente in considerazione l'ipotesi che la signora se lo sia inventato di sana pianta.

domenica 3 ottobre 2010

La storia di Lee Trundle, accusato falsamente di stupro

Riportiamo la traduzione di una storia apparsa su Wales Online

Per le sue magie con i Swansea e i Wrexham, Lee Trundle è diventato un eroe del football tra migliaia di fans gallesi. Ma in questo estratto del suo nuovo libro, Non solo trucchi, il giocatore di Liverpool parla per la prima volta dei momenti più bui della sua carriera, in particolare di quando ha dovuto affrontare il terrificante calvario di una falsa accusa di stupro
A volte mi capitava al college di farmi fare dei massaggi. Una volta, mentre ero fuori per prendere un appuntamento, incontrai questa ragazza [...] le proposi di incontrarci più tardi e lei accettò. Era una ragazza carina, sembrava abbastanza normale, e il programma era quello di prendersi un paio di drink da me prima di uscire per andare da qualche parte. Ma quando arrivò a casa mia si mise subito a conversare di sesso, parlando apertamente delle sue fantasie, di come le sarebbe piaciuto avere un rapporto a tre – al punto che mi disse di voler invitare una sua compagna per divertirsi un po' con lei. Ci incontrammo il giorno successivo, entrambi avevamo amici con noi, tutti d'accordo che ci saremmo visti da me più tardi. Fu divertente, e quando tornammo la conversazione sul sesso riprese di nuovo, solo che questa volta la ragazza mi suggerì di dormire con la sua amica – e così io feci.
[...]
Abbiamo avuto un match poco tempo dopo, ma quando tornai notai che la porta di ingresso della mia abitazione era stata vandalizzata. Pensai subito a quella ragazza, così la chiamai: mi accorsi che era più interessata a sapere perché non l'avessi più chiamata. Iniziò a piangere, e io cominciai a pensare che non fosse stata lei, che non avrebbe voluto tornare a casa mia se effettivamente fosse stata lei quella che aveva danneggiato il portone. Stupidamente, finimmo per metterci d'accordo per un altro incontro. Ma la mattina successiva, decisi che era meglio non farmi coinvolgere ulteriormente da questa ragazza e di non chiamarla quando le dissi che lo avrei fatto.
Più tardi qualcuno bussò alla porta. Uno dei miei vicini mi disse di aver visto dei ragazzi correr via e che se mi sbrigavo avrei potuto prenderli. C'era vernice bianca sulla mia auto.
Sospettoso, Lee chiamò il padre della ragazza che negò ogni coinvolgimento della figlia. [...] Subito dopo, ricevette una chiamata dalla ragazza.
Risposi al telefono e lei mi disse che se dormivo con lei un'altra volta tutto si sarebbe fermato. Io le dissi di non minacciarmi, ma più tardi lei chiamò ancora, questa volta domandando se ci avevo ripensato. Le risposi esattamente quello che pensavo della sua offerta, ma lei replicò dicendo di essere stata al giornale e che essi avrebbero pubblicato la sua storia.
‘Grosso affare’ dissi ‘così tu avresti dormito con un giocatore della Lega’
‘No’ rispose ‘violentata’ e attaccò.
Quelle parole mi colpirono. Non ci può essere niente di peggio che essere accusati di stupro quando sai di non aver fatto nulla.
[...]
Il furgone della polizia si presentò a casa sua alle 3 di notte, poche ore prima di una partita che Lee voleva disperatamente giocare.
Mi misero le manette appena arrivai alla stazione [...] impronte digitali, foto segnaletica e poi in cella. [...] La notte precedente il più grande match della mia vita e non riuscivo a dormire. Anche se fosse stato un hotel a cinque stelle non sarei riuscito a dormire; onestamente pensavo che sarei impazzito.
La paura di non sapere cosa stesse accadendo mi divorava. Volevo urlare ma non potevo perché la mia mente correva troppo. Volevo essere arrabbiato ma non ne avevo le forze. Non avevo fatto niente, non c'era alcun motivo di essere spaventato. Ma i pensieri mi assillavano. ‘Non ho fatto niente di sbagliato, ma loro mi crederanno? Ho detto loro cosa è successo ma sono ancora in questa cella’. Mi sentivo male a pensare che qualcuno potesse credere avessi fatto quello di cui lei mi accusava. Il fatto era – non poter parlare con nessuno; avere qualcuno che ti accusa di essere uno stupratore era un inferno.
Mi lessero le accuse – non sapevo che dire. Avevo perso il conto delle volte che cadevo dalle nuvole, incredulo alle accuse che lei mi muoveva. Molte cose erano solo false, come che noi ci vedevamo da più di un mese, che io ero diventato aggressivo perché lei non mi prendeva sul serio, che sono andato a casa sua minacciando di ucciderla e che, alla fine, l'ho stuprata e segregata nella mia casa.
[...] Avevo perduto il più grande momento della mia carriera per qualcosa che non avevo fatto. [...]
Alla fine, la polizia venne e mi disse che non avrebbero indagato ulteriormente. Lei aveva ritirato le accuse. Come fosse stato possibile non lo sapevo, se le fossero venuti dei sensi di colpa per rimangiarsi tutte quelle bugie – non lo sapevo, non mi importava. Tutto quello che mi importava era che le accuse erano sparite.
Dopo due settimane, mentre attraversavo Liverpool la vidi al lato della strada. Lei mi vide e mi rise in faccia. Mi fece rivoltare lo stomaco.
Mi domando se lei si sia mai chiesta di ciò che mi ha fatto, di come abbia ancora la paura che mia figlia Brooke possa venire a conoscenza da qualche suo amico che suo padre è stato sospettato di aver stuprato qualcuno. Mi domando se abbia realizzato che quello che ha fatto non potrà mai essere cancellato, che ogni volta che io incontro qualcuno nella mia vita, qualcuno con cui voglio instaurare un rapporto, devo ripensare a tutta la storia e raccontargliela piuttosto che preoccuparmi che egli possa udirla prima da qualcun altro e pensar male di me. Lo sporco puzza, non importa quanto pulito tu possa essere. Ci sono ancora adesso persone che conoscono solo metà della storia. Ancora adesso la gente pensa che io abbia abbandonato Liverpool per quello che è successo, perché avevo dei problemi e non potevo più stare lì. Potete crederci? Che io non posso più vivere nella zona in cui sono cresciuto, dove sono nato, che sono stato obbligato ad andar via dalla mia stessa casa?

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  • Video su youtube (la storia raccontata da una voce artificiale)

sabato 2 ottobre 2010

Violenza sessuale di Cetara. Probabilmente un'invenzione della ragazzina per giustificare le assenze da scuola: scarcerati gli accusati

2 ottobre 2010, Cetara (Salerno) — Ritornano in libertà, dopo otto mesi di reclusione, i tre uomini di Cetara in costiera amalfitana accusati di aver violentato, per sette anni, una bambina ora quattordicenne. Il tribunale del Riesame, infatti, ha accolto il ricorso presentato dai legali del padre, del fratello e del vicino di casa della ragazzina. Dopo che la Cassazione aveva annullato la precedente sentenza con la quale si rigettava la richiesta di remissione in libertà per i tre indagati, il nuovo collegio giudicante, presieduto da Massimo Palumbo, ha ritenuto fondate le argomentazioni addotte dalla difesa e ha scarcerato gli imputati.

La difesa ha puntato, documenti alla mano, a dimostrare l’infondatezza e l’inattendibilità delle accuse dell’adolescente. Decisivo un certificato medico, rilasciato dalla Asl, con il quale è stata attestata l’illibatezza della cugina, tirata in ballo tante volte nelle testimonianze dell’accusatrice che, nelle varie deposizioni verbalizzate, avrebbe evidenziato come anche lei fosse stata spesso vittima dei giochi sessuali. Importante anche l'inclusione tra gli atti del libretto scolastico delle giustificazioni, contenente molte firme falsificate della mamma, per motivare le continue assenze da scuola.

Un cambio di direzione netto e repentino rispetto alla precedente decisione, dunque, con la quale era stata confermata la detenzione preventiva. L'accusa del resto fino ad ora si sarebbe basata essenzialmente solo sulle dichiarazioni rilasciate, e confermate nel corso dell’incidente probatorio, dalla ragazzina, anche perché, a quanto pare, non sarebbero state trovate ulteriori prove, né video e neppure audio, che confermerebbero le violenze subite. Ad esempio, nonostante il cellulare della madre della 14enne fosse stato messo sotto controllo dall’aprile scorso, non sarebbero mai stati riscontrati dialoghi compromettenti.

venerdì 1 ottobre 2010

Padre a processo per abusi sessuali sul figlio: assolto. Il bambino era affetto da PAS

30 settembre 2010, Pordenone — Un padre finisce a processo con accuse terribili e infamanti: il sospetto è che abbia abusato sessualmente del figlio. Tutto si fonda sulle dichiarazioni del bambino, che all’epoca aveva 7 anni, e del fratellino di 4, che racconta agli inquirenti di aver subito punizioni durissime. Erano tutte bugie. E per dimostrarlo ci è voluto una sorta di "test della verità", la cosiddetta validation, uno strumento scientifico di recente introduzione che valuta l’attendibilità dei minori che sostengono di essere stati vittime di abusi sessuali. Sullo sfondo di questa drammatica vicenda familiare c’è una separazione conflittuale tra coniugi. La moglie trova un nuovo compagno, si trasferisce con i figli a 300 chilometri di distanza e il padre fa istanza al Tribunale di modifica delle condizioni di divorzio. Da quel momento la situazione precipita. Un giorno la madre chiama Telefono Azzurro e riferisce delle molestie sessuali subite dal figlio maggiore. Viene interessata la Questura e nell’aprile 2008 la Procura allontana i bambini dal papà, che non li vede da due anni e mezzo. Per il presunto padre-orco si chiede il rinvio a giudizio. La difesa ottiene di celebrare il processo in udienza preliminare, con un rito abbreviato condizionato: vuole raccogliere le testimonianze della maestra, dell’assistente sociale e del proprio consulente tecnico, che ha concluso la sua perizia sostenendo che il piccolo è affetto da una gravissima forma di Pas, la sindrome da alienazione parentale che lo spingerebbe ad accusare il padre. Il giudice inserisce le testimonianze di altri familiari: tutti negano gli abusi e i maltrattamenti nei confronti del bambino di 4 anni. Le contraddizioni sono tante, al punto da spingere il giudice a rivolgersi al dottor Luca Sammicheli dell’Università di Bologna affinché esegua una validation, il "test della verità" che ieri ha scagionato il padre.

giovedì 30 settembre 2010

Accusato di stupro da un'ubriaca, esce dal carcere dopo l'archiviazione del fascicolo a suo carico

San Rafael, California. 30 settembre 2010 — Un 56enne californiano, Roy Anthony Herndon, è stato rilasciato dal carcere dopo che la procura distrettuale ha archiviato le accuse a suo carico. Era stato indagato per stupro, molestia e rapimento: si trovava in custodia con una cauzione di $500,000.

L'accusatrice, una donna di cui non sono note le generalità, è stata ritenuta inattendibile; l'ufficio della pubblica difesa ha rilasciato alcune dichiarazioni secondo cui la signora sarebbe stata ubriaca al momento della presunta aggressione.

Non è una novità il fatto che la polizia prenda talvolta provvedimenti cautelari basandosi solo sulla testimonianza di una donna, per lo più chiaramente inattendibile: se ne era parlato in precedenza a proposito di una scozzese.

Presunzione di colpevolezza: la parola alle associazioni americane contro la violenza di genere

Da un'indagine sulla violenza di genere è emerso che negli Usa solo il 5% dei presunti stupratori sono riconosciuti colpevoli. Il fatto è stato denunciato da Eleanor Smeal, presidente della Feminist Majority Foundation. «Riassumendo, 15 stupratori su 16 restano liberi» ha sottolineato l'associazione Rape, Abuse and Incest National Network. Ora noi ci chiediamo: se siete così sicuri che quelle 15 persone accusate per stupro siano effettivamente dei violentatori, a cosa servirebbero i processi? Insomma, voi vorreste condannare tutti quelli che vengono denunciati, se abbiamo capito bene. Evidentemente, quegli uomini se sono stati assolti un motivo ci sarà: è perché non sono stupratori, o perché non ci sono le prove per affermare che lo sono effettivamente. Nonostante ciò, voi li chiamate stupratori, per il solo fatto che sono stati denunciati o processati per violenza sessuale. Ma non sapete che il 41% delle denunce nel vostro paese sono state acclarate essere fasulle?

Voi ritenete grave il fatto che 15 "stupratori" su 16 restino liberi? Anche noi lo riteniamo grave, ma razionalmente per un motivo ben diverso dal vostro, puramente pretestuoso e finalizzato ad attirare illecitamente fondi pubblici all'interno delle associazioni contro la violenza di genere: riteniamo estremamente grave che tutta quella gente finisca a processo sulla base della sola parola di una donna, magari (come spesso avviene) dopo un lungo periodo di carcerazione preventiva.

Accusato di maltrattamenti, lesioni e violenza sessuale dalla ex moglie: assolto al processo. Era tutta una farsa

21 settembre 2010, Pisa — Assolto perché il fatto non sussiste. È questa la sentenza emessa ieri mattina dal tribunale per il caso di un marito accusato di maltrattamenti, lesioni e violenza sessuale dalla ex moglie da cui ha divorziato negli ultimi mesi (ma con la quale continua attualmente a gestire un'attività commerciale). Per il primo collegio non ci fu violenza e non ci furono maltrattamenti: per quanto riguarda invece le presunte lesioni aggravate ci sarebbe stata una querela tardiva, e su questa base si è ritenuto di non doversi procedere.

Il quadro accusatorio in base al quale l’uomo era stato portato in giudizio si riferiva a presunti maltrattamenti gravi continuati nel tempo e addirittura a due episodi di violenza sessuale, rapporti imposti con la forza, avvenuti nel gennaio scorso. Stando alle accuse della ex moglie, raccolte dai carabinieri, l’uomo l’avrebbe più volte colpita a calci e pugni, in varie parti del corpo, infliggendole anche umiliazioni frequenti e offese e l’avrebbe tradita in più occasioni, perfino con una dipendente. Le accuse avrebbero portato al suo rinvio a giudizio e al processo, nel corso del quale però sarebbero sorte diverse contraddizioni rispetto alle deposizioni rese e agli avvenimenti, collocati temporalmente nell’arco degli ultimi tre anni, partendo dal 2007.

Ieri è stata nuovamente ascoltata la donna, la quale ha ammesso che anche dopo le denunce avrebbe fatto una vacanza con il marito durante la quale avrebbero avuto normali rapporti coniugali, ed ha deposto davanti ai giudici una delle presunte amanti, una dipendente, la quale ha però fornito una diversa versione dei fatti contestati fino a quel momento. Ha riferito addirittura come la moglie si fosse in alcune occasioni vantata con lei della vis amatoria del marito, cosa della quale anche l’uomo aveva chiesto conferma alla sua metà durante l’ennesima incursione nel locale dei carabinieri, da lei chiamati durante un litigio.

L’emersione di un’alterna di rapporti tranquilli a rapporti tesi avrebbe cambiato in corso di dibattimento le carte in tavola, al punto che perfino la pubblica accusa ha finito ieri mattina col chiedere l’assoluzione dell’imputato. Richiesta a cui ovviamente si è associata la difesa e confermata, dopo quindici minuti di camera di consiglio, dal primo collegio, che ha assolto l’uomo dalle accuse di maltrattamenti e violenza sessuale appunto perché il fatto non sussiste e dalle lesioni aggravate per difetto di querela.

mercoledì 29 settembre 2010

Non violentò una bambina. Assolto dopo tre anni in cella

29 settembre 2010, Palermo — Assolto in appello e scarcerato, dopo tre anni trascorsi in cella, un operaio di Montelepre (Palermo): era accusato di violenza sessuale nei confronti della figlia di suoi amici. L’uomo, P.M., di 42 anni, in primo grado era stato condannato a nove anni: la sentenza di assoluzione di questo pomeriggio è stata pronunciata dalla quarta sezione della Corte d’Appello di Palermo, presieduta da Renato Grillo.

Poco convinti dell’attendibilità della piccola vittima, che all’epoca dei fatti, risalenti al 2007, aveva 10 anni, i giudici hanno ordinato una nuova perizia collegiale, diretta a verificare la credibilità soggettiva della bambina. La psicologa e il neuropsichiatra infantile che l’hanno esaminata, hanno però raggiunto conclusioni negative. Da qui l’assoluzione.

L'eterna sindrome di Peter Pan

Vorremmo brevemente commentare un delirante “articolo” postato da tale Venturik (di professione raddrizzatore di banane col culo, il che la dice lunga sulla sua attuale condizione socio-economica da intellettualoide di sinistra che campa alla giornata, frustrato da anni di soprusi perpetrati da maschi potenti e malvagi e che quindi odia visceralmente) e che riportiamo in sintesi per non far perdere ulteriore tempo al lettore. Ebbene sì, anche noi abbiamo il nostro muro del riso
Qualche giorno [fa, ndr] è toccato sorbirsi le lagne di tale Sereni, di professione portiere del Brescia. Il solito testimonial dei "padri separati", sul quale Repubblica si è tuffata a pesce (cosa assai in tema, visto il mestiere del tizio) in un momento in cui Sakineh languiva. Articoli, articoloni, articolesse e via discorrendo; poi, del tutto casualmente, si è venuto a sapere dalla ex moglie del tipo che lei non impedisce assolutamente al padre di vedere i figli, ma che il lamentoso & accorato paparino semplicemente non va a vederli. Bisogna capirlo: fra i duri allenamenti, le partite e le trasferte, è più comodo rilasciare un'accorata intervista al giornalone infamando l'ex sposa piuttosto che prendere un mezzo qualsiasi e andare dai figli che nessuno gli ha vietato di vedere [seguendo Fas noi avevamo capito che le signore non avevano alcun contraddittorio, ma qui pare invece che le loro parole vengano prese per oro colato, ndr].

Ieri, invece, il Quotidiano Nazionale (di cui fa parte anche la Nazione di Firenze) si è superato. Addirittura una mega-prima pagina dove campeggia l'immagine di tale Tiberio Timperi, dimenticabilissimo presentatore di telegiornali e altra paccottiglia televisiva, che qualche anno fa furoreggiava per il bell'aspetto e gli occhioni blé. Ora anche lui, va quasi da sé, padre separato già confezionato per fare da testimonial. Non soltanto la prima pagina: anche la seconda e la terza. Il paparino séparé, sui quotidiani del gruppo Riffeser, ha mandato in secondo piano persino Berlusconi e Fini. Vorrei risparmiare a tutti i contenuti degli articoli, dato che sembrano scritti con lo stampino; l'ex moglie messa al rogo [come sopra, ndr], il commosso autoritratto del Timperi (tanto che una persona di normale raziocinio dovrebbe chiedersi come mai simili modelli di virtù a un certo punto siano stati mandati al gas dalle mogli), e tutto il resto. Però il QN ne approfitta anche, e pesantemente, per parlare delle furbette che si servono di una "legge ingiusta e fallimentare", e soprattutto per attaccare direttamente la legge sull'affido condiviso [in realtà viene attaccata la non applicazione dell'affido condiviso e il sistematico affidamento dei figli alle mammine dalle cui labbra il signor Venturik sembra pendere come un neonato, ndr]. Eccoci dunque al vero scopo di tutti questi (più o meno) famosi babbini lagrimosi, dai portieri di pallone agli ex presentatori bolliti, fino a arrivare ai tipi qualsiasi sui quali si precipita la Vita in diretta.

Nel frattempo, a cadenza pressoché quotidiana, un bel po' di padri separati fanno notizia in altro modo, e senza bisogno di testimonial. Pigliano i figli, li portano in campagna o in altri posti, e li ammazzano a fucilate. [...] segue delirante filippica sui padri separati che, esasperati dai soprusi delle ex mogli, compiono delitti sui figli. Il lettore ingenuamente potrebbe chiedersi cosa mai questa cosa possa avere a che fare con il discorso iniziale: logicamente nulla ovviamente, emotivamente serve solo a criminalizzare i padri separati come categoria (vorremmo ricordare a questo proposito la sfilza delle madri infanticide delle quali non si parla mai sui giornali ma al limite solo sui trafiletti, contrariamente agli uomini ai quali invece vengono dedicati titoloni in prima pagina)

Ora, sia chiaro: non voglio dire che il signor Sereni e il signor Timperi siano dei mostri; sono solo dei poveracci che si prestano, colpevolmente, a una campagna tra le più odiose di questi tempi già di per sé odiosi. Anche perché, così facendo, sono utilizzati per coprire dei mostri autentici, degli schifosi esseri ammalati di possesso che non esitano a puntare un'arma addosso a un bambino e a fare fuoco. [...
Le persone che si prestano a questa campagna sono dei complici, e sovente dei complici di omicidi premeditati. Gli scopi della campagna sono chiarissimi. Si vuole togliere alle donne la possibilità di difendere i propri figli da uomini violenti; è chiaro che non tutti i padri separati sono tali, ma una legge e dei provvedimenti legislativi sono fatti, o dovrebbero essere fatti, per salvaguardare una comunità, non per soddisfare il singolo caso. Si dipingono le donne, in questa libera società vittime di ogni tipo di sopruso, di violenza e di prevaricazione, come le vere colpevoli: è un gioco vecchio e che funziona purtroppo sempre. Si crea un movimento di opinione basato sulla consueta commozione, quando però per le quotidiane tonnellate di violenza di morte ai danni delle donne non si commuove proprio nessuno. Anzi. Direi che nella stragrande maggioranza dei casi, il pensiero diffuso sia decisamente andreottiano: se la sono andata a cercare. I figli sparati? Poverini, è stato l'ultimo regalo d'amore del papà, diventeranno angioletti in cielo mentre la mamma marcirà all'inferno. Anche questi sono gli ottimi risultati di 2000 anni di cattolicesimo; del resto, è una religione che si basa su un padre che ha lasciato tranquillamente ammazzare un figlio, e in modo atroce. Sarà stato separato anche lui?
[...]
ora, capiamoci bene signor Venturik: sui giornali dovremmo parlare solo di figli sparati dai padri? Va bene i titoloni, ma mi pare che qui si esageri un po' troppo con le pretese. Sereni e Timperi usati per coprire dei mostri? E allora perché non anche Sakineh, o Teresa Lewis (loro sì, assassine fredde e calcolatrici, ma dei cui crimini si parla poco o niente, troppo lo spazio che deve essere sacrificato per indignarsi della condanna a cui sono sottoposte)? Ma la perla di tutto questo delirio secondo noi è la seguente
Si vuole togliere alle donne la possibilità di difendere i propri figli da uomini violenti; è chiaro che non tutti i padri separati sono tali, ma una legge e dei provvedimenti legislativi sono fatti, o dovrebbero essere fatti, per salvaguardare una comunità, non per soddisfare il singolo caso.
cosa intende dire signor Venturik? Vorrebbe anche lei sostenere la campagna della Lerici? Dare i figli alle madri appena queste vanno a frignare dai carabinieri che il marito ha picchiato lei o i figli? Non sa che l'80% di queste denunce sono false? Questa è una campagna contro i padri, non veniamo a vaneggiare di donne che vengono dipinte come colpevoli e che i padri che uccidono suscitano commozione: si legga la nostra cortina di pizzo. La verità è che i padri che uccidono vengono sbattuti sulle pagine dei quotidiani e trattati come dei mostri. La commozione vale sempre e solo per la madre, anche se è questa ad ammazzare. Quando poi è lei ad aver perso il figlio per via del padre assassino non ne parliamo.

Per lei signor Venturik, un consiglio: cessi la sua attività di blogger, fa abbastanza pena. E cerchi di superare la sua sindrome di Peter Pan. Vede, la sua visione è distorta dall'ideale di donna come eterno femminino puro e angelico. Si legga questo blog per capire un po' meglio che razza di mentalità è la sua: ad esempio, si dia una guardata a questo articolo. Cordiali saluti (da un livornese).

martedì 28 settembre 2010

George Micheal va in carcere per due mesi

Qualche giorno fa, George Michael è entrato in carcere per scontare una condanna ad otto settimane. Si era messo alla guida sotto l'effetto di sostanze stupefacenti, finendo nella vetrina di un negozio con la sua auto. Pare che questi due mesi nel carcere inglese George Micheal se li farà tutti, contrariamente a Paris Hilton che, condannata per guida in stato di ebbrezza, dietro le sbarre nel 2007 c’è stata per soli 22 giorni, a dispetto dei 45 originariamente inflitti. O a Lindsay Lohan, che invece ha dovuto trascorrere in cella soli 84 minuti delle 24 ore assegnatele dal giudice, sempre per DUI.

Falso allarme bomba su volo per Pakistan: era tutta un'invenzione di una ex vendicativa

Probabilmente vi ricorderete del falso allarme bomba su un volo Toronto-Karachi che aveva obbligato l'aereo ad atterrare in Svezia: l'autrice della telefonata anonima era una donna che intendeva vendicarsi del suo ex. La signora aveva segnalato la presenza di esplosivi a bordo, accusando proprio il suo ex fidanzato, un incolpevole pakistano che si stava dirigendo nel suo paese per sposarsi. Insomma, una vendetta in piena regola, una scenata come spesso se ne vedono.

Il pakistano era stato, dopo l'atterraggio di emergenza, arrestato e trattenuto per diverse ore prima di essere rilasciato. Ieri, la scoperta della gelosa mitomane.

lunedì 27 settembre 2010

Malati mentali, differente trattamento per uomini e donne

Claudia Berillo
Vorremmo parlare di come vengono trattati i malati mentali quando questi, in preda a raptus, compiono dei crimini. Degli esempi ci vengono forniti da due eventi accaduti in questi giorni.

Il primo riguarda Mansueto Adriani, 51enne disoccupato che, colpito da follia omicida, ha ucciso il padre a colpi di sedia. Il gesto sarebbe stato innescato da un cocktail di vino e psicofarmaci. Mansueto, affetto da schizofrenia bipolare, pochi istanti prima del delitto del padre si trovava nella sua stanza da letto a riposare. Infastidito dai colpi di tosse del padre ottantenne, invalido sulla sedia a rotelle, ha afferrato la sedia in cucina e gliel'ha scaraventata sulla testa prima di tornarsene nella sua stanza: l'uomo è morto sul colpo. Ai carabinieri, allertati dai medici che erano intervenuti su segnalazione dell'altro figlio dopo che questo era tornato a casa e aveva trovato il padre riverso a terra in un lago di sangue, Mansueto ha confessato l'omicidio prima ancora che questi iniziassero a interrogarlo. Per questo, Adriani è stato condotto nel carcere di Castrogno dove oggi è stato convalidato il suo arresto.

Analogo provvedimento non è stato preso per Claudia Berillo, 34 anni, che in preda a un raptus ha accoltellato il marito in camera da letto. Era convinta di colpire il diavolo. Ma non ha agito nel sonno, Claudia era cosciente, esattamente come Mansueto. Adesso lei però è ricoverata in ospedale.

Donne e legislazione penale

Da [1], riguardo la situazione negli Stati Uniti per quello che riguarda gli omicidi dei figli
Nel 68% dei casi le donne finiscono in ospedale mentre solo il 27% scontano una pena detentiva in carcere. Per i padri figlicidi la situazione sembra essere invertita, visto che solo il 14% viene inviato in manicomio contro un 72% che viene imprigionato o addirittura condannato a morte.
Marks e Krumar dall’analisi del loro campione rilevano che le madri vengono mandate in carcere meno frequentemente rispetto ai padri, pur avendo commesso lo stesso reato di figlicidio. Secondo gli autori la motivazione potrebbe essere la percezione che i padri facciano uso di metodi più violenti per commettere il reato. Le percentuali sono 84% dei padri e 19% delle madri che vengono puniti con il carcere per il reato commesso. I campioni analizzati da D’Orban e Cheung parlano di percentuali ancora più basse, attorno al 10%, di donne in carcere in seguito a figlicidio, la maggior parte ottiene la libertà condizionale o va in ospedale psichiatrico.
Anche un altro studioso della Sydney University, Andrei Wilczynsky, sostiene che la giustizia criminale tratta molto diversamente, in ogni fase del processo, le madri che uccidono i loro bambini dai padri che commettono il medesimo reato, seguendo il principio che i padri sarebbero “cattivi” e “normali” mentre le madri sarebbero “matte” ed “anormali”.
sintetizzando, il motivo per cui interviene il pietismo giudiziario ad assolvere le figlicide, e in generale le donne colpevoli di un qualsivoglia reato, dovrebbe essere la visione distorta che si ha dell'immagine femminile, rispondente sempre allo stereotipo della donna angelo tipico della cultura romantica dell'800. Non si tiene minimamente conto del fatto che l'individuo femminile è ormai diventato irrimediabilmente profittatore, a causa delle leggi ad essa favorevoli e ai comportamenti dei magistrati funzionali a giustificare ogni suo atto: false accuse (anche quando vengono scoperte), divorzi predatori, reati contro la persona nei quali la colpevole viene sempre vista come "martire" di qualcosa o qualcuno, e giustificata. Contrariamente all'uomo, che invece viene sempre visto come il colpevole per eccellenza e condannato a pene ordini di grandezza più dure. Naturalmente è il sistema di pregiudizi ad essere sbagliato; oppure, se lo si vuole accettare, lo si dichiari apertamente e senza ipocrisie. Noi riteniamo giusto, se non è possibile cambiare questo stato di cose, almeno diffondere e ufficializzare la verità, nei limiti del possibile, per evitare almeno che si continui ad affermare con sfacciataggine che la donna è discriminata in tutti i campi. Quando in ambito giudiziario avviene esattamente l'inverso.

Bibliografia

  • [1] Alessandra Bramante, Fare e disfare... dall'amore alla distruttività. Il figlicidio materno, cap. VI, Ricerca Criminologica. Ed. Aracne, 2005

domenica 26 settembre 2010

Accusato di stupro su una bambina, scagionato dalle perizie dopo cinque mesi

26 settembre 2010, Pozzallo (Ragusa) — Non ci sarebbero tracce di violenza sessuale sul corpo della ragazza in inferiorità psichica di cui, secondo l’accusa, avrebbe abusato nel garage di casa sua un 64enne di Pozzallo, coniugato e padre di figli, nonché nonno. Questo è quanto emerso dall’incidente probatorio in tribunale, dove sono state rese note le perizie dei consulenti della pubblica accusa e della difesa, concordi nel non aver riscontrato tracce di stupro.

L'uomo era stato arrestato il 16 aprile scorso con l'accusa di avere abusato sessualmente di una ragazza con problemi di handicap mentale. Le violenze sarebbero avvenute all'interno di un garage attiguo all'abitazione dell'indagato, alla presenza della sorellina della vittima, anche lei disabile mentale. Sempre secondo l'accusa, l'uomo attirava le due sorelle approfittando dei loro problemi psichici e le costringeva a recarsi a casa sua.

Stupro via chat, scarcerato studente. Era una calunnia

Riportiamo la notizia di un giovane scarcerato dal Gip a seguito di un'accusa di stupro poi rivelatasi fasulla


25 settembre 2010, Varedo (Monza) — Diego Cogoni, lo studente pavese arrestato agli inizi del mese perchè accusato di aver violentato a Varedo, in provincia di Monza, una ragazza conosciuta via chat, con la complicità di due suoi amici, è stato scarcerato dal tribunale del riesame di Milano. Decisiva per i giudici una relazione dei consulenti della difesa, medici del Policlinico San Matteo di Pavia, che esclude la violenza sessuale.

Sul computer dello studente, inoltre, sono stati trovati dei filmati che ritraevano la ragazza in atteggiamenti sessuali espliciti. La giovane, 20 anni, aveva invece raccontato ai carabinieri di aver chattato occasionalmente con lo studente, poi incontrato la sera della presunta violenza. Anche uno degli amici dello studente, minorenne, è stato scarcerato dal Gip dei minori su istanza del suo legale.

L'altro amico rimane invece in carcere, a Monza, in attesa di un ricorso al Riesame. Secondo il legale di Cogoni, negli atti del procedimento non c'è traccia di alcun filmato che ritrae la scena dello stupro, realizzato
secondo le accuse della ragazza da uno dei tre amici. Le difese hanno chiesto degli accertamenti sui telefonini in uso ai ragazzi per escludere definitivamente l'esistenza del filmato.
e alcuni commenti alla notizia prelevati da Facebook


abbiamo evidenziato i commenti di due "signori" che, inconsapevolmente, hanno messo in atto meccanismi psicologici di difesa nei loro stessi confronti. Si dice infatti che il cervello tenda, nei casi in cui si persegua una condotta moralmente deprecabile, ad assumere comportamenti tali da allontanare da sé qualsiasi sospetto. Parrebbe dunque che queste due persone abbiano avuto condotte di natura sessuale violenta almeno una volta nella loro vita. Questi i link ai profili facebook dei due utenti: Marco Trani e Fabrizio Frigerio.

venerdì 24 settembre 2010

Non violentò la figlia, assolto

23 settembre, Palermo — I giudici della quinta sezione del tribunale di Palermo, presieduta da Gioacchino Scaduto, hanno assolto C.N., 29 anni, fisioterapista palermitano, accusato di avere abusato della figlia di 4 anni. Il pm Carlo Lenzi aveva chiesto la condanna dell’imputato, che rispondeva di violenza sessuale, a 9 anni di carcere.

La vicenda è del 2007, quando la bambina raccontò alla nonna di avere subito le molestie. La donna, insieme alla figlia, madre della piccola vittima, registrò le parole della nipotina e l’accompagnò da un medico legale che ritenne ci fossero le tracce delle molestie. Solo successivamente venne presentata denuncia. La vittima è stata sottoposta a colloqui psicologici da parte di un perito del giudice che ne avrebbe accertato l’attendibilità. Ma la relazione tecnica e la testimonianza della bambina, che ha deposto in aula, non hanno convinto i giudici. L’imputato si è difeso sostenendo che la figlia sia stata indotta ad inventarsi tutto dai familiari della moglie da cui stava per separarsi.

Allarme in Inghilterra: due falsi stupri in 24 ore nella contea di Worcester

23 settembre, Worcestershire — E c'è chi ha il coraggio di dire che casi come questi sono rari. Ieri nella contea di Worcester sono state segnalate due false violenze sessuali. Un giovane è stato arrestato come conseguenza di una delle due e poi rilasciato.

La polizia ha dichiarato che non perseguirà le calunniatrici per evitare di scoraggiare le vere vittime della violenza. Del ragazzo arrestato non importa un cazzo a nessuno come al solito.

Accusato di violenza sulla nipote, assolto

24 settembre 2010, Santa Margherita di Belice (Agrigento) - La Corte d'appello di Palermo ha emesso ieri la sentenza di proscioglimento nei confronti di A.T., 40 anni, di Santa Margerita Belice, accusato di violenza sessuale sulla nipotina. L'uomo era stato incriminato quando la madre della bambina e i servizi sociali sono venuti a conoscenza dell'accaduto e il Tribunale, in primo grado, aveva emesso la senteza di condanna a sette anni e un mese di reclusione. In quell'occasione gli inquirenti erano riusciti a risalire anche a un testimone.

La difesa, invece, ha puntato sulla non attendibilità di quanto raccontato dalla bambina, escludendo ogni ipotesi di violenza ed effettuando anche una ricostruzione dei fatti che non comprendeva l'episodio in questione. La Corte d'appello, accettando la tesi, ha riformulato la sentenza.

Spagna. 350 false accuse di violenza contro le donne ogni giorno

Una casa editoriale danese ha prodotto un documentario riguardante quella che è ormai nota come la Guantanamo femminista: la Spagna. 350 denunce di falsi abusi ogni giorno, molte delle quali portano all'arresto di uomini innocenti. "Conseguenza di un'applicazione fraudolenta della Legge Integrale sulla Violenza Di Genere" afferma un magistrato "molte donne, con il benestare della Guardia Civil, se ne approfittano per vendicarsi sui loro uomini". Nel filmato si osserva un corteo di persone che protestano contro questa applicazione iniqua della legge


"sono stato tenuto in carcere per 48 ore sebbene non ci fosse alcuna prova" dice un uomo all'intervistatore. Attualmente infatti, quando una donna deposita una denuncia per violenza, l'accusato viene automaticamente arrestato e posto in custodia anche se non esiste alcun elemento oggettivo di prova.

giovedì 23 settembre 2010

Falso stupro in Inghilterra

23 settembre 2010, Liverpool - Una donna di Newlywed è stata condannata a due anni di reclusione, probabilmente con la condizionale come sovente avviene in questi casi, per aver dichiarato un falso stupro. La sentenza è stata emessa dal tribunale di Liverpool.

La vittima della 32enne è un uomo di 20 anni con il quale ha avuto un rapporto consensuale. La falsa dichiarazione di stupro è stata resa alla polizia il 17 novembre dello scorso anno; per questo, il giovane è stato arrestato e detenuto per 14 ore prima di essere rilasciato su cauzione. Solo in gennaio la donna ha ammesso di aver fabbricato la storia; in tribunale, si è dichiarata colpevole di aver deviato il corso della giustizia.

L'ispettore Ged Seddon ha commentato la sentenza affermando che "per fortuna, casi come questi sono molto rari".

mercoledì 22 settembre 2010

Accadeva un anno fa. Simula tentato omicidio per incolpare il marito. Condannata a 2 anni di carcere con pena sospesa

22 settembre 2009, Milano - Si è legata mani e piedi in cucina e ha aperto il rubinetto del gas, facendo in modo che le forze dell'ordine la trovassero prima che perdesse i sensi, e lei potesse così raccontare che era stato il marito a provare ad ucciderla. L'uomo, egiziano come la moglie, era stato fermato per tentato omicidio e sequestro di persona e si era fatto venti giorni di carcere, prima che si scoprisse che era tutta una messa in scena.

La donna è stata condannata per calunnia a 2 anni di reclusione con la condizionale (dunque non sconterà neanche un giorno) dal gup di Milano. L'egiziana di 35 anni aveva inscenato il tentativo di omicidio da parte del marito il 13 marzo scorso nel loro appartamento di Milano. La sera prima la donna aveva spiegato a un'amica vicina di casa che avrebbe dovuto avvertire le forze dell'ordine alle 12 del giorno successivo, perché era certa che quella mattina il marito l'avrebbe ammazzata. La donna, una volta liberata dai lacci con cui si era legata, aveva raccontato agli investigatori che era stato il marito. L'uomo era finito in carcere per una ventina di giorni, ma poi la verità era emersa.

Il pm Nicola Balice nell'udienza preliminare aveva chiesto per la donna una condanna a 2 anni e 6 mesi. Il gup l'ha condannata a 2 anni (pena sospesa) e a risarcire 50 mila euro al marito.Vale la pena osservare l'assurdità di questo risarcimento: infatti, tra moglie e marito esiste la comunione dei beni. Dunque è come se l'indennizzo, in realtà, non esistesse.

Un'altra vittima di false denunce: sei mesi di carcere prima di essere scagionato

Riportiamo qui lo spezzone di una trasmissione televisiva in cui un ragazzo racconta la sua vicenda. In poche parole, a seguito pare di un litigio, la fidanzata per vendetta ha deciso di denunciarlo per stalking.


Il ragazzo è poi andato sotto casa della ragazza non sapendo della denuncia, e per questo è stato arrestato. Dopo tre giorni di carcere, è stato messo ai domiciliari; noncurante della misura restrittiva tuttavia, si è recato dalla cognata per avere chiarimenti sul perché della denuncia. Per questo motivo il magistrato, applicando in maniera pedissequa la legge, lo ha rimesso in carcere (a quanto pare però l'applicazione pedissequa della legge non vale per le donne: ecco un caso di evasione al femminile in cui è stato semplicemente applicato l'obbligo di firma) dove è rimasto per 6 mesi prima di essere assolto al processo. Niente stalking, era solo una ripicca.

Notare come le signore non facciano altro che strillare argomentazioni scontate e ripetitive pur di non farlo parlare. La Santanché in particolare continua a ripetere lo stupido ritornello "ma non dovevi evadere dai domiciliari" come se per una persona fosse semplice rispettare una misura restrittiva pur sapendosi innocente. Quando poi l'unica cosa che il ragazzo desiderava era chiarire la situazione con la cognata, non certo evadere all'estero.

Ed ecco che di nuovo si conferma la femministizzazione delle istituzioni, magistrati in primis, e la tendenza a credere a quello che dicono le donne sempre e comunque per partito preso.

martedì 21 settembre 2010

Della serie "le fisime delle femministe": l'uomo ha un cervello più pesante delle donne perché è più violento

Secondo quanto si apprende da Repubblica, le donne a capo della ricerca sul cervello umano avrebbero stabilito il perché del maggior peso dell'organo maschile rispetto a quello femminile. Il tutto risiede nell'amigdala, diciamo la parte meno nobile del cervello: siccome negli uomini è più grande, essi sarebbero più violenti nell'agire mentre le donne più ponderate (ovviamente questo vale sempre tranne quando si tratta di riconoscere l'incapacità di intendere e di volere nei processi penali: allora la psichiatria femminista cambia radicalmente prospettiva). Ed ecco spiegata la differenza di peso, in maniera assolutamente coerente. Ma non è finita qui: la ricerca parla anche della maggior quantità di materia bianca nel cervello delle donne, ossia di quella parte del cervello che consentirebbe loro di avere il controllo di più azioni nello stesso tempo. Lo chiamano multitasking, termine prestato dalla teoria dei sistemi operativi: ne seguirebbe ad esempio maggiore capacità organizzativa e gestionale (cosa venite a pensare, che questo abbia qualcosa a che fare con l'ossessione femminile del management imprenditoriale, della carriera, del denaro? Maligni...).

E se tutto questo lo dicono le femministe, noi non possiamo (anzi dobbiamo, pena l'essere tacciati di oscurantismo maschilista) che crederci.

Viste queste "teorie", stranamente molto simili a quelle naziste che un tempo dichiaravano la superiorità della razza ariana rispetto a quella ebrea, noi ci chiediamo dove andremo a finire. Forse alla creazione di campi di sterminio per soli uomini?

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    Le donne pagano l'assegno di mantenimento senza fiatare

    Una caratteristica delle femministe è che vogliono sempre far risaltare la loro superiorità rispetto all'uomo, quando non c'è mai da parte di quest'ultimo la volontà di fare lo stesso. Anzi, semmai in molti casi di affiancarle nelle loro fisime. Ed ecco che spuntano articoli in cui si vuole sottolineare che anche le donne pagano l'assegno di mantenimento, solo che loro, contrariamente all'uomo che si lamenta sempre (?), lo fanno senza fiatare. Perché? Perché lo dicono due eminenti esperte (naturalmente donne, ci mancherebbe), nella fattispecie la Bernardini De Pace, che afferma
    le donne, quando ci sono i requisiti, non creano nessun ostacolo, sono leali: versano quel che c'è da versare. Sono rispettose dei diritti dell'ex marito e anche dell'opportunità di aiutarlo. Finora con le mie clienti non c'è mai stata nessuna discussione
    e tale psicoterapeuta Gianna Schelotto, che fornisce una pseudointerpretazione di questo fatto
    le donne lo fanno con minor conflitto perché hanno una maggiore capacità di distacco
    maggiore capacità di distacco e lealtà, insomma. Un po' come nel caso di Angelo Grasso in cui la moglie, dentista con stipendio di 10mila euro mensili, è riuscita a ottenere il possesso esclusivo della casa coniugale (acquistata da entrambi) e a ricevere dal marito, dipendente comunale da 400 euro, un mantenimento di 250 euro mensili.

    Ma Angelo di cosa si lamenta? Della casa, dei soldi? No
    Tale sua assurda decisione (del giudice ndr) non mi permette più di stare vicino alle mie figlie di 10 e 16 anni poiché, con i 150 euro che mi ha lasciato a disposizione il giudice Algostino, non sono ovviamente in grado di trovare un’altra sistemazione adeguata dove ospitarle

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    Non vuole separarsi dalle figlie: arrestato

    Riportiamo la notizia di un padre separato residente in Svizzera ma di origine iraniane, colpito da un ordine di allontanamento dalla repubblica elvetica che lo obbligherebbe ad abbandonare le sue tre figlie, attualmente affidate alla madre. Secondo l'articolo, al rifiuto del padre di lasciare il paese è seguito il suo arresto. Attualmente si trova nel carcere di Sursee. Insomma, un padre che si fa la galera pur di non separarsi dalle sue bambine; alla faccia di chi sostiene che i papà se ne fregano dei figli.

    Abbiamo così un padre in carcere solo perché amava le proprie bambine e una madre come la Antonelli tranquillamente in libertà: del resto, cosa vuoi che sia il rapimento di una creatura per puro senso del possesso e della vendetta rispetto al crimine commesso da quest'uomo.

    giovedì 16 settembre 2010

    L'ennesimo (probabile) caso di alienazione genitoriale

    14 settembre 2010, Savona - Una storia come, purtroppo, se ne sentono tante: un papà, separato dalla moglie, che viene accusato di pedofilia per molestie verso uno dei suoi bimbi. Tutto inizia la scorsa estate quando dai servizi sociali, su segnalazione della mamma della presunta vittima di abusi, una bambina di 8 anni, arriva una denuncia in Procura. La donna avrebbe infatti riferito di aver notato degli atteggiamenti strani nella figlia e di essersi preoccupata. A quel punto la piccola si sarebbe confidata con lei e le avrebbe raccontato che il padre la toccava.

    Dopo la denuncia l’uomo, che da subito ha respinto le accuse, si è così ritrovato indagato per pedofilia e la Polizia Giudiziaria ha iniziato i suoi accertamenti. Il presunto padre-pedofilo, in accordo con i suoi legali, gli avvocati Gea Vanara e Mario Sormini, ha chiesto di essere ascoltato dal pubblico ministero per poter chiarire alcuni aspetti della vicenda. Nel frattempo, sentiti in Procura, i figli dell’uomo raccontavano la loro verità: la piccola confermava quanto detto alla mamma, mentre il figlio (di 6 anni) negava di essere mai stato toccato dal genitore.

    I legali dell’indagato, mentre la P.G. proseguiva le sue verifiche, attraverso “indagini difensive”, hanno continuato a fornire elementi utili a chiarire la posizione del loro assistito: memorie difensive ma anche testimonianze dei familiari dell’uomo che vivono con lui. Proprio i genitori e i fratelli del presunto pedofilo avrebbero spiegato che durante la notte, momento nel quale, secondo i racconti della bimba, si sarebbero consumati gli abusi, l’uomo non si muoveva mai dalla sua stanza.

    Il passaggio successivo è stato l’incidente probatorio durante il quale sono stati riascoltati i due minori. Anche in questa sede la piccola ha confermato di aver subito abusi ma la perizia psichiatrica, svolta dal consulente del giudice, ha valutato la bambina come “non attendibile”. A questa conclusione è arrivata anche la consulente di parte nominata dai legali dell’uomo. Secondo due perizie quindi i racconti della figlia del presunto papà-pedofilo non sarebbero da considerarsi attendibili.

    I difensori dell’indagato attendono ora la discussione dell’incidente probatorio, fissata intorno alla metà di ottobre, nella speranza che anche il giudice venga convinto dell’innocenza del loro assistito. Se così fosse questa brutta storia potrebbe essere archiviata già nella fase istruttoria, senza arrivare ad un processo che porterebbe questo dramma in un’aula di tribunale.

      martedì 14 settembre 2010

      In Gran Bretagna, condanne meno severe per le donne

      In Gran Bretagna, la Corte Suprema ha rilasciato una circolare in cui si impone ai giudici di irrogare alle donne pene meno severe rispetto agli uomini a parità di reato. La nuova linea guida stabilisce che le donne debbano essere trattate con maggior clemenza nelle aule di tribunale. Questo perché le donne criminali spesso sono tali per via di disordini mentali o minore educazione, non commettono reati violenti e infine perché hanno bambini da mantenere. Insomma, i giudici non devono più guardare al crimine ed eventualmente allo stato mentale di chi l'ha commesso, ma anche al sesso di chi lo compie. 20 anni di reclusione... ah è una donna? allora solo 5 anni, anzi no, 2 con la condizionale. Lasciamo al lettore il compito di stabilire se questa nuova normativa sia pretestuosa o meno. Concludiamo solo facendo notare che, come era da aspettarsi, il team di giudici che ha stilato la circolare era presieduto da una donna, il giudice supremo Laura Cox.

      lunedì 13 settembre 2010

      Ha mandato in carcere quattro ragazzi, ma non ha neanche messo piede in tribunale

      13 settembre 2009, Hofstra - Esattamente un anno fa, una studentessa dell'Università americana di Hofstra, Danmell Ndonye, accusava quattro ragazzi di averla legata e stuprata. Solo un filmato che riprendeva l'accaduto e che dimostrava la falsità della dichiarazione è riuscito a salvare i giovani da una condanna certa. I quattro infatti sono stati prontamente arrestati e rilasciati solo due giorni dopo, una volta che la verità è stata accertata. La verità era che la Ndonye aveva litigato con il suo ragazzo e che per consolarsi si era portata a letto Kevin Taveras e altri tre uomini; dopodiché, come spesso avviene, si era pentita ed è andata alla polizia a denunciare la falsa violenza.

      I quattro sono stati prontamente arrestati sulla fiducia; uno di essi è stato sospeso dall'Università. In quanto presunti stupratori, hanno ricevuto in carcere sevizie e maltrattamenti per ben due giorni. Noi ci chiediamo quanti innocenti si sono trovati in questa situazione per molto più tempo, non avendo potuto contare su prove che li scagionavano visto che, a quanto pare, per questo genere di reati vale la presunzione di colpevolezza.

      La donna tuttavia non è stata perseguita; insomma, l'ha fatta franca come al solito. La procuratrice Kathleen Rice ha deciso di non portare il caso in tribunale con la solita scusa dell'instabilità mentale (verrebbe da dire: tra donne...).

      domenica 12 settembre 2010

      L'assurda vicenda di Carlo Parlanti: terza parte

      Continua da...

      Una delle prove più sconvolgenti, presentate da Rebecca McKay White, e incredibilmente ritenuta valida, è la coppia di foto in cui è ritratta nella prima in occasione della denuncia (18 luglio) e nella seconda (3 luglio, pochi giorni dopo lo stupro) con un vistoso ematoma in corrispondenza dell’occhio sinistro. Si tratta di foto che compaiono dopo anni dalla denuncia, dopo tre anni, in pratica su richiesta del district attorney: e sono false. Un falso che però risulterà decisivo per la condanna di Carlo Parlanti. Perché è un falso? Semplicemente per il fatto che la White ha esplicitamente dichiarato di essersi scattate quelle foto, da sola, quelle in cui appare con un occhio livido, nel bagno di Carlo Parlanti. Che però è sempre stato tinteggiato di giallo. Appare inoltre evidente che la persona ritratta nelle foto è sì sempre la stessa, ma anche che le date di scatto non possono differire di neanche un mese: troppa la differenza nel taglio dei capelli, nella fisionomia del viso, che nella prima foto appare visibilmente più anziano e meno abbronzato. Tali foto sono state consegnate dalla White alla procura solo nell’agosto del 2005, ovvero tre anni dopo la denuncia, senza che nessuna menzione delle stesse fosse stata mai fatta prima. Le originali che furono presentate in udienza preliminare, non presentano alcuna data, la White non ha mai presentato i negativi a seguito della richiesta della difesa dichiarando di averli persi.

      Vi sono centinaia di altre incongruenze nelle sue dichiarazioni. Ne riportiamo alcune
      • la White ha fornito diverse versioni su come la violenza è avvenuta e su quante volte si è verificata (a volte 3 a volte 4 a volte 5 volte) sia in fase di denuncia (luglio 2002) che in fase di processo tra udienza preliminare e dibattimento
      • la White all’inizio ha sostenuto di essere stata sequestrata dal Parlanti per numerosi giorni e che lui la teneva legata durante il giorno quando si recava al lavoro. A seguito dell’incredulità dei poliziotti ha cambiato subito dopo versione, affermando che veniva legata solo durante la notte. Le strisce di plastica con cui sarebbe stata legata non avrebbero permesso di non evidenziare lesioni sul polso, in quanto la White in fase di dibattimento ha descritto di essere stata legata per tutta la notte polso a polso col Parlanti. Nessuna lesione è stata riscontrata
      • la White ha inizialmente dichiarato che era stata convinta da suo padre a denunciare il Parlanti pur di ricevere supporto finanziario. Dopo aver appreso che il procuratore aveva intervistato i suoi genitori, la donna cambiò versione
      • otto testimoni, tra cui la figlia, più tre ufficiali di polizia dichiararono di avere avuto contatti con la White nel luglio 2002. Tre testimoni non hanno potuto stabilirne la data esatta, mentre si è potuto stabilire che la manager di un ristorante dove la figlia aveva dimenticato la borsetta ha incontrato la White il 2 luglio 2002 sull’ingresso di casa ad una distanza di mezzo metro. Nessuno notò segni di percosse o segni di violenza
      Nonostante l'assenza di prove che non fossero quelle chiaramente incoerenti prodotte della presunta vittima, di testimoni diversi dalla White, nonostante la contraddittorietà delle affermazioni della donna, nonostante la sua palese inaffidabilità, Carlo Parlanti viene condannato a nove anni di reclusione. Ecco cosa ha dichiarato il giudice nel verdetto (criminale e infarcito di pregiudizio nazifemminista, dal nostro punto di vista)
      seppur non vi siano referti medici, seppure la sig.ra White sia stata inconsistente e quanto raccontato vada oltre la realtà, penso che il sig. Parlanti l'abbia danneggiata psicologicamente da renderla inconsistente, che il sig. Parlanti sia una persona pericolosa come testimoniato anche dalla sua ex convivente sig.ra Lavagnino

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