Da L'eco di Bergamo, 31 gennaio 2009 - «I maltrattamenti in famiglia stanno diventando un'arma di ritorsione per i contenziosi civili durante le separazioni», avverte Carmen Pugliese, pm del pool della Procura specializzato in reati sessuali e familiari, scorrendo i dati che vedono questo tipo di violenza aumentare in maniera significativa. Nella Bergamasca si è passati dai 278 casi del 2006 ai 306 del 2007, fino ai 382 del 2008, in pratica più di una denuncia al giorno. E se è vero che si riscontra una sempre più diffusa propensione da parte di padri e mariti ad alzare le mani, è altrettanto appurato che molte volte le versioni fornite dalle presunte vittime (quasi sempre donne) sono gonfiate ad arte. «Solo in due casi su 10 si tratta di maltrattamenti veri» analizza il pm Pugliese «il resto sono querele enfatizzate e usate come ricatto nei confronti dei mariti durante la separazione. 'Se non mi concedi tot benefici, io ti denuncio' è la minaccia che fanno le mogli. [...] L'impressione è che tendano a usare pm e polizia giudiziaria come strumento per perseguire i propri interessi economici in fase di separazione».Un altro dato riguarda le false accuse di pedofilia avanzate dalle donne contro i loro mariti ed ex-mariti e funzionali esclusivamente a sottrarre loro i beni economici, la casa, il denaro e i figli. Luca Steffenoni, nel suo libro Presunto colpevole, osserva che «nella classifica degli abusatori di minori si collocano, con un sorprendente 80 per cento, i padri separati denunciati dall'ex-moglie in concomitanza o immediatamente dopo la richiesta di divorzio».
Poche, in percentuale, le inchieste che sfociano in condanna. «Molte volte» rivela il pm Pugliese «siamo noi stessi a chiedere l'archiviazione. In altri casi, invece, si arriva a un processo dove la presunta vittima ridimensiona il proprio racconto. È successo anche che qualche ex moglie sia finita indagata per calunnia».
Carmen Pugliese una tiratina d'orecchi la riserva anche alle associazioni che operano a tutela delle donne: «Non fanno l'operazione di filtro che dovrebbero fare: incitano le assistite a denunciare, ma poi si disinteressano del percorso giudiziario, di verificare come finirà la vicenda. Mi sembra una difesa indiscriminata della tutela della donna che viene a denunciare i maltrattamenti, senza mettere in conto che questa donna potrebbe sempre cambiare versione».
domenica 28 marzo 2010
I dati dell'ISTAT e il pregiudizio strisciante
Se è vero che i dati riguardanti la violenza domestica sono allarmanti, è anche vero che quelli concernenti le false accuse, relativamente all'importanza che viene data a questo fenomeno (completamente ignorato dai media e dagli istituti statistici, per i quali è certamente più interessante fornire dati su temi scottanti piuttosto che su altri alla cui esistenza la gente comune fatica addirittura a credere, sia per un radicato pregiudizio che vuole la donna santa a priori sia appunto per la pressoché nulla rilevanza data a questo genere di problemi), sono oltremodo inquietanti. Il procuratore della Repubblica di Bergamo Carmen Pugliese ad esempio, nell'intervista che viene fornita di seguito, lamenta il fatto che 8 denunce di maltrattamenti su 10 provenienti da donne contro i loro mariti si rivelano alla fine fasulle. Nonostante siano questi i dati, l'ISTAT continua a focalizzare i propri sforzi sul fenomeno dei maltrattamenti, dimenticandosi stranamente di ricordare la possibilità delle false dichiarazioni: un'indagine svolta per telefono nel 2006 ha rilevato che in Italia una donna su tre è stata vittima di violenza almeno una volta nella vita. Nell'immaginario collettivo, questi dati vengono presi per oggettivi, veri e inconfutabili (tanto che le varie organizzazioni femministe ci marciano sopra con fierezza): in altri termini, per la gente comune tutto ciò non significa che una donna su tre ha dichiarato di essere stata vittima di violenza, ma che una donna su tre è effettivamente stata oggetto di maltrattamenti. Eppure, e qui sta l'assurdo, questi sondaggi intrinsecamente soggettivi e personali (dunque di validità reale nulla perché potrebbero anche essere menzogne) prendono inevitabilmente il sopravvento su quelli, al contrario realmente oggettivi e inconfutabili perché provenienti dagli uffici di una procura, forniti da un anonimo magistrato in forze ad un anonimo pool specializzato in reati sessuali e familiari. Solo per il fatto che il fenomeno dei falsi abusi non viene monitorato dall'ISTAT, che se ne disinteressa bellamente, il fenomeno in pratica non esiste. Eppure, lo diciamo di nuovo, la verità è quella che segue
3 commenti:
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A pare il valore nullo di un sondaggio telefonico, l'ISTAT ha compreso nella definizione di violenza anche l'esprimere un opinione diversa dalla donna (!) e non darle tutti i soldi che vuole (!!). Infatti a pag. 172 l'ISTAT scrive:
RispondiEliminaLa critica per il suo aspetto, per come si veste o si pettina ad esempio dicendole che è poco attraente, inadeguata.
La critica per come si occupa della casa, per come cucina, oppure per come educa i figli
Le impedisce di utilizzare il Suo (di Lei) denaro o il denaro della famiglia.
Pare che respirare sia ancora permesso.
A pare il valore nullo di un sondaggio telefonico, l'ISTAT ha compreso nella definizione di violenza anche l'esprimere un opinione diversa dalla donna (!) e non darle tutti i soldi che vuole (!!). Infatti a pag. 172 l'ISTAT scrive:
RispondiEliminaLa critica per il suo aspetto, per come si veste o si pettina ad esempio dicendole che è poco attraente,
inadeguata.
La critica per come si occupa della casa, per come cucina, oppure per come educa i figli
Le impedisce di utilizzare il Suo (di Lei) denaro o il denaro della famiglia.
Pare che respirare sia ancora permesso.
Il fenomeno della mistificazione esiste ed è vero che ci sono casi di ricatto, come è conclamato che stalker si costruiscono prove, fasulle, per passare come vittime loro della perseguitata. L'indole umano è avvezzo a mistificare. così ci sono anche Associazioni per la tutela delle donne maltrattate o stalkizzate che hanno ben altri fini che quelli di aiutare le vittime. Tutto ciò allora chiede un controllo a monte effettuato , nei primi casi da indagini approfondite delle forze dell'ordine, e dall'altro Enti locali che creino albi certificati di associazioni, denunciando quelle false o non omologate. E' difficile però credere che, di fronte alla eventualità di un assassinio (ora chiamato femminicidio), magari preceduto da diverse denuncie ed avvisaglie negative, si debba perdere del tempo prezioso. Indubbiamente le forze dell'ordine deviono seguire procedure fissate dalle leggi, per cui chi legifera dovrebbe affidarsi anche alle analisi e suggerimenti di chi poi opera sul campo, cosa che non sempre avviene, visto che le leggi, oggi, sono mediazioni di interessi o di incompetenza. Anche la recente legge contro lo stalking presenta lacune e speciosità preoccupanti ! La Formazione dell'Arma è quindi essenziale sia nei casi di vera violenza che in quelli artatamente fasulli, perchè comunque in entrambi i casi sono in gioco vite e reputazioni di persone. Va da se però che se la violenza è fortemente documentata (quella fisica con reperti medici accurati e veritieri, confortati dall'evidenza, e quella psicologica da testimonianze e reiteratezza) diviene difficile non iniziare procedimenti dolorosi.
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