Alle detenute con figli al di sotto dei tre anni, la legge fornisce la possibilità di tenere i figli con sé e di scontare la pena agli arresti domiciliari o, nel caso in cui questo non sia possibile (principalmente nei casi di plurirecidive), in reparti speciali del carcere in cui si trovano.
A questo provvedimento risalente al 1975 se ne aggiunge un altro intitolato “Misure alternative alla detenzione a tutela del rapporto tra detenute e figli minori” 40/2001 (poi modificato il 3 aprile 2007) e proposto nel 1997 dall'allora ministro per le Pari Opportunità Anna Finocchiaro. Esso fornisce l'acceso ad ulteriori privilegi volti ad evitare alle madri con figli minori di 10 anni la pena detentiva all’interno delle prigioni, e a consentire loro di scontare presso il proprio domicilio o, nel caso ne fossero sprovviste, in case-famiglia la loro condanna. Le condizioni per accedere a queste alternative sono quelle di aver scontato un terzo della pena oppure i 15 anni nei casi di ergastolo. Il giudice inoltre può, ove ragionevoli motivi a tutela dello sviluppo psico-fisico del minore lo rendano raccomandabile, estendere l’applicazione della norma anche alla madre di prole con età superiore ai dieci anni.
In generale comunque le donne possono accedere, in regime di detenzione, a tutta una serie di privilegi, agevolazioni e sconti che possono variare dalla riduzione della pena a condizioni di vita più favorevoli (quali la detenzione domiciliare o l'ammissione al regime di semilibertà) e che agli uomini vengono concessi con molta meno frequenza.
Nonostante questo sistema di privilegi, una recente proposta di legge prevederebbe l'obbligo di garantire alle madri detenute la sospensione della pena o, qualora questo non sia possibile a causa del pericolo di reiterazione del reato, la detenzione domiciliare o in case famiglia anche nel caso la prole abbia un'età superiore ai dieci anni. Questo consentirebbe innanzitutto a qualunque madre incensurata di evitare il carcere indipendentemente dalla fattispecie di reato commessa, e alle altre di scontare la pena all'interno di strutture differenti dalla prigione.
Tutto ciò, unito al fatto che alle donne per tradizione vengono comminate pene generalmente inferiori rispetto alle controparti maschili, spiega il motivo per cui la popolazione carceraria femminile costituisce solo un'esigua minoranza: in Italia, alla fine del 2006, la percentuale è stata del 4,3%, contro una media europea leggermente superiore (5%). I reati più frequentemente commessi da questa categoria sono quelli contro lo Stato (24% del totale).
In definitiva: donne, volete l'impunità? Fate figli, e poi fateli mantenere dai mariti, magari dopo averli fatti finire in carcere per abusi sessuali o per qualche altra accusa a vostra scelta. E via. Ma questo mi sa che lo avete già capito da tempo.
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