giovedì 30 settembre 2010

Accusato di stupro da un'ubriaca, esce dal carcere dopo l'archiviazione del fascicolo a suo carico

San Rafael, California. 30 settembre 2010 — Un 56enne californiano, Roy Anthony Herndon, è stato rilasciato dal carcere dopo che la procura distrettuale ha archiviato le accuse a suo carico. Era stato indagato per stupro, molestia e rapimento: si trovava in custodia con una cauzione di $500,000.

L'accusatrice, una donna di cui non sono note le generalità, è stata ritenuta inattendibile; l'ufficio della pubblica difesa ha rilasciato alcune dichiarazioni secondo cui la signora sarebbe stata ubriaca al momento della presunta aggressione.

Non è una novità il fatto che la polizia prenda talvolta provvedimenti cautelari basandosi solo sulla testimonianza di una donna, per lo più chiaramente inattendibile: se ne era parlato in precedenza a proposito di una scozzese.

Presunzione di colpevolezza: la parola alle associazioni americane contro la violenza di genere

Da un'indagine sulla violenza di genere è emerso che negli Usa solo il 5% dei presunti stupratori sono riconosciuti colpevoli. Il fatto è stato denunciato da Eleanor Smeal, presidente della Feminist Majority Foundation. «Riassumendo, 15 stupratori su 16 restano liberi» ha sottolineato l'associazione Rape, Abuse and Incest National Network. Ora noi ci chiediamo: se siete così sicuri che quelle 15 persone accusate per stupro siano effettivamente dei violentatori, a cosa servirebbero i processi? Insomma, voi vorreste condannare tutti quelli che vengono denunciati, se abbiamo capito bene. Evidentemente, quegli uomini se sono stati assolti un motivo ci sarà: è perché non sono stupratori, o perché non ci sono le prove per affermare che lo sono effettivamente. Nonostante ciò, voi li chiamate stupratori, per il solo fatto che sono stati denunciati o processati per violenza sessuale. Ma non sapete che il 41% delle denunce nel vostro paese sono state acclarate essere fasulle?

Voi ritenete grave il fatto che 15 "stupratori" su 16 restino liberi? Anche noi lo riteniamo grave, ma razionalmente per un motivo ben diverso dal vostro, puramente pretestuoso e finalizzato ad attirare illecitamente fondi pubblici all'interno delle associazioni contro la violenza di genere: riteniamo estremamente grave che tutta quella gente finisca a processo sulla base della sola parola di una donna, magari (come spesso avviene) dopo un lungo periodo di carcerazione preventiva.

Accusato di maltrattamenti, lesioni e violenza sessuale dalla ex moglie: assolto al processo. Era tutta una farsa

21 settembre 2010, Pisa — Assolto perché il fatto non sussiste. È questa la sentenza emessa ieri mattina dal tribunale per il caso di un marito accusato di maltrattamenti, lesioni e violenza sessuale dalla ex moglie da cui ha divorziato negli ultimi mesi (ma con la quale continua attualmente a gestire un'attività commerciale). Per il primo collegio non ci fu violenza e non ci furono maltrattamenti: per quanto riguarda invece le presunte lesioni aggravate ci sarebbe stata una querela tardiva, e su questa base si è ritenuto di non doversi procedere.

Il quadro accusatorio in base al quale l’uomo era stato portato in giudizio si riferiva a presunti maltrattamenti gravi continuati nel tempo e addirittura a due episodi di violenza sessuale, rapporti imposti con la forza, avvenuti nel gennaio scorso. Stando alle accuse della ex moglie, raccolte dai carabinieri, l’uomo l’avrebbe più volte colpita a calci e pugni, in varie parti del corpo, infliggendole anche umiliazioni frequenti e offese e l’avrebbe tradita in più occasioni, perfino con una dipendente. Le accuse avrebbero portato al suo rinvio a giudizio e al processo, nel corso del quale però sarebbero sorte diverse contraddizioni rispetto alle deposizioni rese e agli avvenimenti, collocati temporalmente nell’arco degli ultimi tre anni, partendo dal 2007.

Ieri è stata nuovamente ascoltata la donna, la quale ha ammesso che anche dopo le denunce avrebbe fatto una vacanza con il marito durante la quale avrebbero avuto normali rapporti coniugali, ed ha deposto davanti ai giudici una delle presunte amanti, una dipendente, la quale ha però fornito una diversa versione dei fatti contestati fino a quel momento. Ha riferito addirittura come la moglie si fosse in alcune occasioni vantata con lei della vis amatoria del marito, cosa della quale anche l’uomo aveva chiesto conferma alla sua metà durante l’ennesima incursione nel locale dei carabinieri, da lei chiamati durante un litigio.

L’emersione di un’alterna di rapporti tranquilli a rapporti tesi avrebbe cambiato in corso di dibattimento le carte in tavola, al punto che perfino la pubblica accusa ha finito ieri mattina col chiedere l’assoluzione dell’imputato. Richiesta a cui ovviamente si è associata la difesa e confermata, dopo quindici minuti di camera di consiglio, dal primo collegio, che ha assolto l’uomo dalle accuse di maltrattamenti e violenza sessuale appunto perché il fatto non sussiste e dalle lesioni aggravate per difetto di querela.

mercoledì 29 settembre 2010

Non violentò una bambina. Assolto dopo tre anni in cella

29 settembre 2010, Palermo — Assolto in appello e scarcerato, dopo tre anni trascorsi in cella, un operaio di Montelepre (Palermo): era accusato di violenza sessuale nei confronti della figlia di suoi amici. L’uomo, P.M., di 42 anni, in primo grado era stato condannato a nove anni: la sentenza di assoluzione di questo pomeriggio è stata pronunciata dalla quarta sezione della Corte d’Appello di Palermo, presieduta da Renato Grillo.

Poco convinti dell’attendibilità della piccola vittima, che all’epoca dei fatti, risalenti al 2007, aveva 10 anni, i giudici hanno ordinato una nuova perizia collegiale, diretta a verificare la credibilità soggettiva della bambina. La psicologa e il neuropsichiatra infantile che l’hanno esaminata, hanno però raggiunto conclusioni negative. Da qui l’assoluzione.

L'eterna sindrome di Peter Pan

Vorremmo brevemente commentare un delirante “articolo” postato da tale Venturik (di professione raddrizzatore di banane col culo, il che la dice lunga sulla sua attuale condizione socio-economica da intellettualoide di sinistra che campa alla giornata, frustrato da anni di soprusi perpetrati da maschi potenti e malvagi e che quindi odia visceralmente) e che riportiamo in sintesi per non far perdere ulteriore tempo al lettore. Ebbene sì, anche noi abbiamo il nostro muro del riso
Qualche giorno [fa, ndr] è toccato sorbirsi le lagne di tale Sereni, di professione portiere del Brescia. Il solito testimonial dei "padri separati", sul quale Repubblica si è tuffata a pesce (cosa assai in tema, visto il mestiere del tizio) in un momento in cui Sakineh languiva. Articoli, articoloni, articolesse e via discorrendo; poi, del tutto casualmente, si è venuto a sapere dalla ex moglie del tipo che lei non impedisce assolutamente al padre di vedere i figli, ma che il lamentoso & accorato paparino semplicemente non va a vederli. Bisogna capirlo: fra i duri allenamenti, le partite e le trasferte, è più comodo rilasciare un'accorata intervista al giornalone infamando l'ex sposa piuttosto che prendere un mezzo qualsiasi e andare dai figli che nessuno gli ha vietato di vedere [seguendo Fas noi avevamo capito che le signore non avevano alcun contraddittorio, ma qui pare invece che le loro parole vengano prese per oro colato, ndr].

Ieri, invece, il Quotidiano Nazionale (di cui fa parte anche la Nazione di Firenze) si è superato. Addirittura una mega-prima pagina dove campeggia l'immagine di tale Tiberio Timperi, dimenticabilissimo presentatore di telegiornali e altra paccottiglia televisiva, che qualche anno fa furoreggiava per il bell'aspetto e gli occhioni blé. Ora anche lui, va quasi da sé, padre separato già confezionato per fare da testimonial. Non soltanto la prima pagina: anche la seconda e la terza. Il paparino séparé, sui quotidiani del gruppo Riffeser, ha mandato in secondo piano persino Berlusconi e Fini. Vorrei risparmiare a tutti i contenuti degli articoli, dato che sembrano scritti con lo stampino; l'ex moglie messa al rogo [come sopra, ndr], il commosso autoritratto del Timperi (tanto che una persona di normale raziocinio dovrebbe chiedersi come mai simili modelli di virtù a un certo punto siano stati mandati al gas dalle mogli), e tutto il resto. Però il QN ne approfitta anche, e pesantemente, per parlare delle furbette che si servono di una "legge ingiusta e fallimentare", e soprattutto per attaccare direttamente la legge sull'affido condiviso [in realtà viene attaccata la non applicazione dell'affido condiviso e il sistematico affidamento dei figli alle mammine dalle cui labbra il signor Venturik sembra pendere come un neonato, ndr]. Eccoci dunque al vero scopo di tutti questi (più o meno) famosi babbini lagrimosi, dai portieri di pallone agli ex presentatori bolliti, fino a arrivare ai tipi qualsiasi sui quali si precipita la Vita in diretta.

Nel frattempo, a cadenza pressoché quotidiana, un bel po' di padri separati fanno notizia in altro modo, e senza bisogno di testimonial. Pigliano i figli, li portano in campagna o in altri posti, e li ammazzano a fucilate. [...] segue delirante filippica sui padri separati che, esasperati dai soprusi delle ex mogli, compiono delitti sui figli. Il lettore ingenuamente potrebbe chiedersi cosa mai questa cosa possa avere a che fare con il discorso iniziale: logicamente nulla ovviamente, emotivamente serve solo a criminalizzare i padri separati come categoria (vorremmo ricordare a questo proposito la sfilza delle madri infanticide delle quali non si parla mai sui giornali ma al limite solo sui trafiletti, contrariamente agli uomini ai quali invece vengono dedicati titoloni in prima pagina)

Ora, sia chiaro: non voglio dire che il signor Sereni e il signor Timperi siano dei mostri; sono solo dei poveracci che si prestano, colpevolmente, a una campagna tra le più odiose di questi tempi già di per sé odiosi. Anche perché, così facendo, sono utilizzati per coprire dei mostri autentici, degli schifosi esseri ammalati di possesso che non esitano a puntare un'arma addosso a un bambino e a fare fuoco. [...
Le persone che si prestano a questa campagna sono dei complici, e sovente dei complici di omicidi premeditati. Gli scopi della campagna sono chiarissimi. Si vuole togliere alle donne la possibilità di difendere i propri figli da uomini violenti; è chiaro che non tutti i padri separati sono tali, ma una legge e dei provvedimenti legislativi sono fatti, o dovrebbero essere fatti, per salvaguardare una comunità, non per soddisfare il singolo caso. Si dipingono le donne, in questa libera società vittime di ogni tipo di sopruso, di violenza e di prevaricazione, come le vere colpevoli: è un gioco vecchio e che funziona purtroppo sempre. Si crea un movimento di opinione basato sulla consueta commozione, quando però per le quotidiane tonnellate di violenza di morte ai danni delle donne non si commuove proprio nessuno. Anzi. Direi che nella stragrande maggioranza dei casi, il pensiero diffuso sia decisamente andreottiano: se la sono andata a cercare. I figli sparati? Poverini, è stato l'ultimo regalo d'amore del papà, diventeranno angioletti in cielo mentre la mamma marcirà all'inferno. Anche questi sono gli ottimi risultati di 2000 anni di cattolicesimo; del resto, è una religione che si basa su un padre che ha lasciato tranquillamente ammazzare un figlio, e in modo atroce. Sarà stato separato anche lui?
[...]
ora, capiamoci bene signor Venturik: sui giornali dovremmo parlare solo di figli sparati dai padri? Va bene i titoloni, ma mi pare che qui si esageri un po' troppo con le pretese. Sereni e Timperi usati per coprire dei mostri? E allora perché non anche Sakineh, o Teresa Lewis (loro sì, assassine fredde e calcolatrici, ma dei cui crimini si parla poco o niente, troppo lo spazio che deve essere sacrificato per indignarsi della condanna a cui sono sottoposte)? Ma la perla di tutto questo delirio secondo noi è la seguente
Si vuole togliere alle donne la possibilità di difendere i propri figli da uomini violenti; è chiaro che non tutti i padri separati sono tali, ma una legge e dei provvedimenti legislativi sono fatti, o dovrebbero essere fatti, per salvaguardare una comunità, non per soddisfare il singolo caso.
cosa intende dire signor Venturik? Vorrebbe anche lei sostenere la campagna della Lerici? Dare i figli alle madri appena queste vanno a frignare dai carabinieri che il marito ha picchiato lei o i figli? Non sa che l'80% di queste denunce sono false? Questa è una campagna contro i padri, non veniamo a vaneggiare di donne che vengono dipinte come colpevoli e che i padri che uccidono suscitano commozione: si legga la nostra cortina di pizzo. La verità è che i padri che uccidono vengono sbattuti sulle pagine dei quotidiani e trattati come dei mostri. La commozione vale sempre e solo per la madre, anche se è questa ad ammazzare. Quando poi è lei ad aver perso il figlio per via del padre assassino non ne parliamo.

Per lei signor Venturik, un consiglio: cessi la sua attività di blogger, fa abbastanza pena. E cerchi di superare la sua sindrome di Peter Pan. Vede, la sua visione è distorta dall'ideale di donna come eterno femminino puro e angelico. Si legga questo blog per capire un po' meglio che razza di mentalità è la sua: ad esempio, si dia una guardata a questo articolo. Cordiali saluti (da un livornese).

martedì 28 settembre 2010

George Micheal va in carcere per due mesi

Qualche giorno fa, George Michael è entrato in carcere per scontare una condanna ad otto settimane. Si era messo alla guida sotto l'effetto di sostanze stupefacenti, finendo nella vetrina di un negozio con la sua auto. Pare che questi due mesi nel carcere inglese George Micheal se li farà tutti, contrariamente a Paris Hilton che, condannata per guida in stato di ebbrezza, dietro le sbarre nel 2007 c’è stata per soli 22 giorni, a dispetto dei 45 originariamente inflitti. O a Lindsay Lohan, che invece ha dovuto trascorrere in cella soli 84 minuti delle 24 ore assegnatele dal giudice, sempre per DUI.

Falso allarme bomba su volo per Pakistan: era tutta un'invenzione di una ex vendicativa

Probabilmente vi ricorderete del falso allarme bomba su un volo Toronto-Karachi che aveva obbligato l'aereo ad atterrare in Svezia: l'autrice della telefonata anonima era una donna che intendeva vendicarsi del suo ex. La signora aveva segnalato la presenza di esplosivi a bordo, accusando proprio il suo ex fidanzato, un incolpevole pakistano che si stava dirigendo nel suo paese per sposarsi. Insomma, una vendetta in piena regola, una scenata come spesso se ne vedono.

Il pakistano era stato, dopo l'atterraggio di emergenza, arrestato e trattenuto per diverse ore prima di essere rilasciato. Ieri, la scoperta della gelosa mitomane.

lunedì 27 settembre 2010

Malati mentali, differente trattamento per uomini e donne

Claudia Berillo
Vorremmo parlare di come vengono trattati i malati mentali quando questi, in preda a raptus, compiono dei crimini. Degli esempi ci vengono forniti da due eventi accaduti in questi giorni.

Il primo riguarda Mansueto Adriani, 51enne disoccupato che, colpito da follia omicida, ha ucciso il padre a colpi di sedia. Il gesto sarebbe stato innescato da un cocktail di vino e psicofarmaci. Mansueto, affetto da schizofrenia bipolare, pochi istanti prima del delitto del padre si trovava nella sua stanza da letto a riposare. Infastidito dai colpi di tosse del padre ottantenne, invalido sulla sedia a rotelle, ha afferrato la sedia in cucina e gliel'ha scaraventata sulla testa prima di tornarsene nella sua stanza: l'uomo è morto sul colpo. Ai carabinieri, allertati dai medici che erano intervenuti su segnalazione dell'altro figlio dopo che questo era tornato a casa e aveva trovato il padre riverso a terra in un lago di sangue, Mansueto ha confessato l'omicidio prima ancora che questi iniziassero a interrogarlo. Per questo, Adriani è stato condotto nel carcere di Castrogno dove oggi è stato convalidato il suo arresto.

Analogo provvedimento non è stato preso per Claudia Berillo, 34 anni, che in preda a un raptus ha accoltellato il marito in camera da letto. Era convinta di colpire il diavolo. Ma non ha agito nel sonno, Claudia era cosciente, esattamente come Mansueto. Adesso lei però è ricoverata in ospedale.

Donne e legislazione penale

Da [1], riguardo la situazione negli Stati Uniti per quello che riguarda gli omicidi dei figli
Nel 68% dei casi le donne finiscono in ospedale mentre solo il 27% scontano una pena detentiva in carcere. Per i padri figlicidi la situazione sembra essere invertita, visto che solo il 14% viene inviato in manicomio contro un 72% che viene imprigionato o addirittura condannato a morte.
Marks e Krumar dall’analisi del loro campione rilevano che le madri vengono mandate in carcere meno frequentemente rispetto ai padri, pur avendo commesso lo stesso reato di figlicidio. Secondo gli autori la motivazione potrebbe essere la percezione che i padri facciano uso di metodi più violenti per commettere il reato. Le percentuali sono 84% dei padri e 19% delle madri che vengono puniti con il carcere per il reato commesso. I campioni analizzati da D’Orban e Cheung parlano di percentuali ancora più basse, attorno al 10%, di donne in carcere in seguito a figlicidio, la maggior parte ottiene la libertà condizionale o va in ospedale psichiatrico.
Anche un altro studioso della Sydney University, Andrei Wilczynsky, sostiene che la giustizia criminale tratta molto diversamente, in ogni fase del processo, le madri che uccidono i loro bambini dai padri che commettono il medesimo reato, seguendo il principio che i padri sarebbero “cattivi” e “normali” mentre le madri sarebbero “matte” ed “anormali”.
sintetizzando, il motivo per cui interviene il pietismo giudiziario ad assolvere le figlicide, e in generale le donne colpevoli di un qualsivoglia reato, dovrebbe essere la visione distorta che si ha dell'immagine femminile, rispondente sempre allo stereotipo della donna angelo tipico della cultura romantica dell'800. Non si tiene minimamente conto del fatto che l'individuo femminile è ormai diventato irrimediabilmente profittatore, a causa delle leggi ad essa favorevoli e ai comportamenti dei magistrati funzionali a giustificare ogni suo atto: false accuse (anche quando vengono scoperte), divorzi predatori, reati contro la persona nei quali la colpevole viene sempre vista come "martire" di qualcosa o qualcuno, e giustificata. Contrariamente all'uomo, che invece viene sempre visto come il colpevole per eccellenza e condannato a pene ordini di grandezza più dure. Naturalmente è il sistema di pregiudizi ad essere sbagliato; oppure, se lo si vuole accettare, lo si dichiari apertamente e senza ipocrisie. Noi riteniamo giusto, se non è possibile cambiare questo stato di cose, almeno diffondere e ufficializzare la verità, nei limiti del possibile, per evitare almeno che si continui ad affermare con sfacciataggine che la donna è discriminata in tutti i campi. Quando in ambito giudiziario avviene esattamente l'inverso.

Bibliografia

  • [1] Alessandra Bramante, Fare e disfare... dall'amore alla distruttività. Il figlicidio materno, cap. VI, Ricerca Criminologica. Ed. Aracne, 2005

domenica 26 settembre 2010

Accusato di stupro su una bambina, scagionato dalle perizie dopo cinque mesi

26 settembre 2010, Pozzallo (Ragusa) — Non ci sarebbero tracce di violenza sessuale sul corpo della ragazza in inferiorità psichica di cui, secondo l’accusa, avrebbe abusato nel garage di casa sua un 64enne di Pozzallo, coniugato e padre di figli, nonché nonno. Questo è quanto emerso dall’incidente probatorio in tribunale, dove sono state rese note le perizie dei consulenti della pubblica accusa e della difesa, concordi nel non aver riscontrato tracce di stupro.

L'uomo era stato arrestato il 16 aprile scorso con l'accusa di avere abusato sessualmente di una ragazza con problemi di handicap mentale. Le violenze sarebbero avvenute all'interno di un garage attiguo all'abitazione dell'indagato, alla presenza della sorellina della vittima, anche lei disabile mentale. Sempre secondo l'accusa, l'uomo attirava le due sorelle approfittando dei loro problemi psichici e le costringeva a recarsi a casa sua.

Stupro via chat, scarcerato studente. Era una calunnia

Riportiamo la notizia di un giovane scarcerato dal Gip a seguito di un'accusa di stupro poi rivelatasi fasulla


25 settembre 2010, Varedo (Monza) — Diego Cogoni, lo studente pavese arrestato agli inizi del mese perchè accusato di aver violentato a Varedo, in provincia di Monza, una ragazza conosciuta via chat, con la complicità di due suoi amici, è stato scarcerato dal tribunale del riesame di Milano. Decisiva per i giudici una relazione dei consulenti della difesa, medici del Policlinico San Matteo di Pavia, che esclude la violenza sessuale.

Sul computer dello studente, inoltre, sono stati trovati dei filmati che ritraevano la ragazza in atteggiamenti sessuali espliciti. La giovane, 20 anni, aveva invece raccontato ai carabinieri di aver chattato occasionalmente con lo studente, poi incontrato la sera della presunta violenza. Anche uno degli amici dello studente, minorenne, è stato scarcerato dal Gip dei minori su istanza del suo legale.

L'altro amico rimane invece in carcere, a Monza, in attesa di un ricorso al Riesame. Secondo il legale di Cogoni, negli atti del procedimento non c'è traccia di alcun filmato che ritrae la scena dello stupro, realizzato
secondo le accuse della ragazza da uno dei tre amici. Le difese hanno chiesto degli accertamenti sui telefonini in uso ai ragazzi per escludere definitivamente l'esistenza del filmato.
e alcuni commenti alla notizia prelevati da Facebook


abbiamo evidenziato i commenti di due "signori" che, inconsapevolmente, hanno messo in atto meccanismi psicologici di difesa nei loro stessi confronti. Si dice infatti che il cervello tenda, nei casi in cui si persegua una condotta moralmente deprecabile, ad assumere comportamenti tali da allontanare da sé qualsiasi sospetto. Parrebbe dunque che queste due persone abbiano avuto condotte di natura sessuale violenta almeno una volta nella loro vita. Questi i link ai profili facebook dei due utenti: Marco Trani e Fabrizio Frigerio.

venerdì 24 settembre 2010

Non violentò la figlia, assolto

23 settembre, Palermo — I giudici della quinta sezione del tribunale di Palermo, presieduta da Gioacchino Scaduto, hanno assolto C.N., 29 anni, fisioterapista palermitano, accusato di avere abusato della figlia di 4 anni. Il pm Carlo Lenzi aveva chiesto la condanna dell’imputato, che rispondeva di violenza sessuale, a 9 anni di carcere.

La vicenda è del 2007, quando la bambina raccontò alla nonna di avere subito le molestie. La donna, insieme alla figlia, madre della piccola vittima, registrò le parole della nipotina e l’accompagnò da un medico legale che ritenne ci fossero le tracce delle molestie. Solo successivamente venne presentata denuncia. La vittima è stata sottoposta a colloqui psicologici da parte di un perito del giudice che ne avrebbe accertato l’attendibilità. Ma la relazione tecnica e la testimonianza della bambina, che ha deposto in aula, non hanno convinto i giudici. L’imputato si è difeso sostenendo che la figlia sia stata indotta ad inventarsi tutto dai familiari della moglie da cui stava per separarsi.

Allarme in Inghilterra: due falsi stupri in 24 ore nella contea di Worcester

23 settembre, Worcestershire — E c'è chi ha il coraggio di dire che casi come questi sono rari. Ieri nella contea di Worcester sono state segnalate due false violenze sessuali. Un giovane è stato arrestato come conseguenza di una delle due e poi rilasciato.

La polizia ha dichiarato che non perseguirà le calunniatrici per evitare di scoraggiare le vere vittime della violenza. Del ragazzo arrestato non importa un cazzo a nessuno come al solito.

Accusato di violenza sulla nipote, assolto

24 settembre 2010, Santa Margherita di Belice (Agrigento) - La Corte d'appello di Palermo ha emesso ieri la sentenza di proscioglimento nei confronti di A.T., 40 anni, di Santa Margerita Belice, accusato di violenza sessuale sulla nipotina. L'uomo era stato incriminato quando la madre della bambina e i servizi sociali sono venuti a conoscenza dell'accaduto e il Tribunale, in primo grado, aveva emesso la senteza di condanna a sette anni e un mese di reclusione. In quell'occasione gli inquirenti erano riusciti a risalire anche a un testimone.

La difesa, invece, ha puntato sulla non attendibilità di quanto raccontato dalla bambina, escludendo ogni ipotesi di violenza ed effettuando anche una ricostruzione dei fatti che non comprendeva l'episodio in questione. La Corte d'appello, accettando la tesi, ha riformulato la sentenza.

Spagna. 350 false accuse di violenza contro le donne ogni giorno

Una casa editoriale danese ha prodotto un documentario riguardante quella che è ormai nota come la Guantanamo femminista: la Spagna. 350 denunce di falsi abusi ogni giorno, molte delle quali portano all'arresto di uomini innocenti. "Conseguenza di un'applicazione fraudolenta della Legge Integrale sulla Violenza Di Genere" afferma un magistrato "molte donne, con il benestare della Guardia Civil, se ne approfittano per vendicarsi sui loro uomini". Nel filmato si osserva un corteo di persone che protestano contro questa applicazione iniqua della legge


"sono stato tenuto in carcere per 48 ore sebbene non ci fosse alcuna prova" dice un uomo all'intervistatore. Attualmente infatti, quando una donna deposita una denuncia per violenza, l'accusato viene automaticamente arrestato e posto in custodia anche se non esiste alcun elemento oggettivo di prova.

giovedì 23 settembre 2010

Falso stupro in Inghilterra

23 settembre 2010, Liverpool - Una donna di Newlywed è stata condannata a due anni di reclusione, probabilmente con la condizionale come sovente avviene in questi casi, per aver dichiarato un falso stupro. La sentenza è stata emessa dal tribunale di Liverpool.

La vittima della 32enne è un uomo di 20 anni con il quale ha avuto un rapporto consensuale. La falsa dichiarazione di stupro è stata resa alla polizia il 17 novembre dello scorso anno; per questo, il giovane è stato arrestato e detenuto per 14 ore prima di essere rilasciato su cauzione. Solo in gennaio la donna ha ammesso di aver fabbricato la storia; in tribunale, si è dichiarata colpevole di aver deviato il corso della giustizia.

L'ispettore Ged Seddon ha commentato la sentenza affermando che "per fortuna, casi come questi sono molto rari".

mercoledì 22 settembre 2010

Accadeva un anno fa. Simula tentato omicidio per incolpare il marito. Condannata a 2 anni di carcere con pena sospesa

22 settembre 2009, Milano - Si è legata mani e piedi in cucina e ha aperto il rubinetto del gas, facendo in modo che le forze dell'ordine la trovassero prima che perdesse i sensi, e lei potesse così raccontare che era stato il marito a provare ad ucciderla. L'uomo, egiziano come la moglie, era stato fermato per tentato omicidio e sequestro di persona e si era fatto venti giorni di carcere, prima che si scoprisse che era tutta una messa in scena.

La donna è stata condannata per calunnia a 2 anni di reclusione con la condizionale (dunque non sconterà neanche un giorno) dal gup di Milano. L'egiziana di 35 anni aveva inscenato il tentativo di omicidio da parte del marito il 13 marzo scorso nel loro appartamento di Milano. La sera prima la donna aveva spiegato a un'amica vicina di casa che avrebbe dovuto avvertire le forze dell'ordine alle 12 del giorno successivo, perché era certa che quella mattina il marito l'avrebbe ammazzata. La donna, una volta liberata dai lacci con cui si era legata, aveva raccontato agli investigatori che era stato il marito. L'uomo era finito in carcere per una ventina di giorni, ma poi la verità era emersa.

Il pm Nicola Balice nell'udienza preliminare aveva chiesto per la donna una condanna a 2 anni e 6 mesi. Il gup l'ha condannata a 2 anni (pena sospesa) e a risarcire 50 mila euro al marito.Vale la pena osservare l'assurdità di questo risarcimento: infatti, tra moglie e marito esiste la comunione dei beni. Dunque è come se l'indennizzo, in realtà, non esistesse.

Un'altra vittima di false denunce: sei mesi di carcere prima di essere scagionato

Riportiamo qui lo spezzone di una trasmissione televisiva in cui un ragazzo racconta la sua vicenda. In poche parole, a seguito pare di un litigio, la fidanzata per vendetta ha deciso di denunciarlo per stalking.


Il ragazzo è poi andato sotto casa della ragazza non sapendo della denuncia, e per questo è stato arrestato. Dopo tre giorni di carcere, è stato messo ai domiciliari; noncurante della misura restrittiva tuttavia, si è recato dalla cognata per avere chiarimenti sul perché della denuncia. Per questo motivo il magistrato, applicando in maniera pedissequa la legge, lo ha rimesso in carcere (a quanto pare però l'applicazione pedissequa della legge non vale per le donne: ecco un caso di evasione al femminile in cui è stato semplicemente applicato l'obbligo di firma) dove è rimasto per 6 mesi prima di essere assolto al processo. Niente stalking, era solo una ripicca.

Notare come le signore non facciano altro che strillare argomentazioni scontate e ripetitive pur di non farlo parlare. La Santanché in particolare continua a ripetere lo stupido ritornello "ma non dovevi evadere dai domiciliari" come se per una persona fosse semplice rispettare una misura restrittiva pur sapendosi innocente. Quando poi l'unica cosa che il ragazzo desiderava era chiarire la situazione con la cognata, non certo evadere all'estero.

Ed ecco che di nuovo si conferma la femministizzazione delle istituzioni, magistrati in primis, e la tendenza a credere a quello che dicono le donne sempre e comunque per partito preso.

martedì 21 settembre 2010

Della serie "le fisime delle femministe": l'uomo ha un cervello più pesante delle donne perché è più violento

Secondo quanto si apprende da Repubblica, le donne a capo della ricerca sul cervello umano avrebbero stabilito il perché del maggior peso dell'organo maschile rispetto a quello femminile. Il tutto risiede nell'amigdala, diciamo la parte meno nobile del cervello: siccome negli uomini è più grande, essi sarebbero più violenti nell'agire mentre le donne più ponderate (ovviamente questo vale sempre tranne quando si tratta di riconoscere l'incapacità di intendere e di volere nei processi penali: allora la psichiatria femminista cambia radicalmente prospettiva). Ed ecco spiegata la differenza di peso, in maniera assolutamente coerente. Ma non è finita qui: la ricerca parla anche della maggior quantità di materia bianca nel cervello delle donne, ossia di quella parte del cervello che consentirebbe loro di avere il controllo di più azioni nello stesso tempo. Lo chiamano multitasking, termine prestato dalla teoria dei sistemi operativi: ne seguirebbe ad esempio maggiore capacità organizzativa e gestionale (cosa venite a pensare, che questo abbia qualcosa a che fare con l'ossessione femminile del management imprenditoriale, della carriera, del denaro? Maligni...).

E se tutto questo lo dicono le femministe, noi non possiamo (anzi dobbiamo, pena l'essere tacciati di oscurantismo maschilista) che crederci.

Viste queste "teorie", stranamente molto simili a quelle naziste che un tempo dichiaravano la superiorità della razza ariana rispetto a quella ebrea, noi ci chiediamo dove andremo a finire. Forse alla creazione di campi di sterminio per soli uomini?

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    Le donne pagano l'assegno di mantenimento senza fiatare

    Una caratteristica delle femministe è che vogliono sempre far risaltare la loro superiorità rispetto all'uomo, quando non c'è mai da parte di quest'ultimo la volontà di fare lo stesso. Anzi, semmai in molti casi di affiancarle nelle loro fisime. Ed ecco che spuntano articoli in cui si vuole sottolineare che anche le donne pagano l'assegno di mantenimento, solo che loro, contrariamente all'uomo che si lamenta sempre (?), lo fanno senza fiatare. Perché? Perché lo dicono due eminenti esperte (naturalmente donne, ci mancherebbe), nella fattispecie la Bernardini De Pace, che afferma
    le donne, quando ci sono i requisiti, non creano nessun ostacolo, sono leali: versano quel che c'è da versare. Sono rispettose dei diritti dell'ex marito e anche dell'opportunità di aiutarlo. Finora con le mie clienti non c'è mai stata nessuna discussione
    e tale psicoterapeuta Gianna Schelotto, che fornisce una pseudointerpretazione di questo fatto
    le donne lo fanno con minor conflitto perché hanno una maggiore capacità di distacco
    maggiore capacità di distacco e lealtà, insomma. Un po' come nel caso di Angelo Grasso in cui la moglie, dentista con stipendio di 10mila euro mensili, è riuscita a ottenere il possesso esclusivo della casa coniugale (acquistata da entrambi) e a ricevere dal marito, dipendente comunale da 400 euro, un mantenimento di 250 euro mensili.

    Ma Angelo di cosa si lamenta? Della casa, dei soldi? No
    Tale sua assurda decisione (del giudice ndr) non mi permette più di stare vicino alle mie figlie di 10 e 16 anni poiché, con i 150 euro che mi ha lasciato a disposizione il giudice Algostino, non sono ovviamente in grado di trovare un’altra sistemazione adeguata dove ospitarle

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    Non vuole separarsi dalle figlie: arrestato

    Riportiamo la notizia di un padre separato residente in Svizzera ma di origine iraniane, colpito da un ordine di allontanamento dalla repubblica elvetica che lo obbligherebbe ad abbandonare le sue tre figlie, attualmente affidate alla madre. Secondo l'articolo, al rifiuto del padre di lasciare il paese è seguito il suo arresto. Attualmente si trova nel carcere di Sursee. Insomma, un padre che si fa la galera pur di non separarsi dalle sue bambine; alla faccia di chi sostiene che i papà se ne fregano dei figli.

    Abbiamo così un padre in carcere solo perché amava le proprie bambine e una madre come la Antonelli tranquillamente in libertà: del resto, cosa vuoi che sia il rapimento di una creatura per puro senso del possesso e della vendetta rispetto al crimine commesso da quest'uomo.

    giovedì 16 settembre 2010

    L'ennesimo (probabile) caso di alienazione genitoriale

    14 settembre 2010, Savona - Una storia come, purtroppo, se ne sentono tante: un papà, separato dalla moglie, che viene accusato di pedofilia per molestie verso uno dei suoi bimbi. Tutto inizia la scorsa estate quando dai servizi sociali, su segnalazione della mamma della presunta vittima di abusi, una bambina di 8 anni, arriva una denuncia in Procura. La donna avrebbe infatti riferito di aver notato degli atteggiamenti strani nella figlia e di essersi preoccupata. A quel punto la piccola si sarebbe confidata con lei e le avrebbe raccontato che il padre la toccava.

    Dopo la denuncia l’uomo, che da subito ha respinto le accuse, si è così ritrovato indagato per pedofilia e la Polizia Giudiziaria ha iniziato i suoi accertamenti. Il presunto padre-pedofilo, in accordo con i suoi legali, gli avvocati Gea Vanara e Mario Sormini, ha chiesto di essere ascoltato dal pubblico ministero per poter chiarire alcuni aspetti della vicenda. Nel frattempo, sentiti in Procura, i figli dell’uomo raccontavano la loro verità: la piccola confermava quanto detto alla mamma, mentre il figlio (di 6 anni) negava di essere mai stato toccato dal genitore.

    I legali dell’indagato, mentre la P.G. proseguiva le sue verifiche, attraverso “indagini difensive”, hanno continuato a fornire elementi utili a chiarire la posizione del loro assistito: memorie difensive ma anche testimonianze dei familiari dell’uomo che vivono con lui. Proprio i genitori e i fratelli del presunto pedofilo avrebbero spiegato che durante la notte, momento nel quale, secondo i racconti della bimba, si sarebbero consumati gli abusi, l’uomo non si muoveva mai dalla sua stanza.

    Il passaggio successivo è stato l’incidente probatorio durante il quale sono stati riascoltati i due minori. Anche in questa sede la piccola ha confermato di aver subito abusi ma la perizia psichiatrica, svolta dal consulente del giudice, ha valutato la bambina come “non attendibile”. A questa conclusione è arrivata anche la consulente di parte nominata dai legali dell’uomo. Secondo due perizie quindi i racconti della figlia del presunto papà-pedofilo non sarebbero da considerarsi attendibili.

    I difensori dell’indagato attendono ora la discussione dell’incidente probatorio, fissata intorno alla metà di ottobre, nella speranza che anche il giudice venga convinto dell’innocenza del loro assistito. Se così fosse questa brutta storia potrebbe essere archiviata già nella fase istruttoria, senza arrivare ad un processo che porterebbe questo dramma in un’aula di tribunale.

      martedì 14 settembre 2010

      In Gran Bretagna, condanne meno severe per le donne

      In Gran Bretagna, la Corte Suprema ha rilasciato una circolare in cui si impone ai giudici di irrogare alle donne pene meno severe rispetto agli uomini a parità di reato. La nuova linea guida stabilisce che le donne debbano essere trattate con maggior clemenza nelle aule di tribunale. Questo perché le donne criminali spesso sono tali per via di disordini mentali o minore educazione, non commettono reati violenti e infine perché hanno bambini da mantenere. Insomma, i giudici non devono più guardare al crimine ed eventualmente allo stato mentale di chi l'ha commesso, ma anche al sesso di chi lo compie. 20 anni di reclusione... ah è una donna? allora solo 5 anni, anzi no, 2 con la condizionale. Lasciamo al lettore il compito di stabilire se questa nuova normativa sia pretestuosa o meno. Concludiamo solo facendo notare che, come era da aspettarsi, il team di giudici che ha stilato la circolare era presieduto da una donna, il giudice supremo Laura Cox.

      lunedì 13 settembre 2010

      Ha mandato in carcere quattro ragazzi, ma non ha neanche messo piede in tribunale

      13 settembre 2009, Hofstra - Esattamente un anno fa, una studentessa dell'Università americana di Hofstra, Danmell Ndonye, accusava quattro ragazzi di averla legata e stuprata. Solo un filmato che riprendeva l'accaduto e che dimostrava la falsità della dichiarazione è riuscito a salvare i giovani da una condanna certa. I quattro infatti sono stati prontamente arrestati e rilasciati solo due giorni dopo, una volta che la verità è stata accertata. La verità era che la Ndonye aveva litigato con il suo ragazzo e che per consolarsi si era portata a letto Kevin Taveras e altri tre uomini; dopodiché, come spesso avviene, si era pentita ed è andata alla polizia a denunciare la falsa violenza.

      I quattro sono stati prontamente arrestati sulla fiducia; uno di essi è stato sospeso dall'Università. In quanto presunti stupratori, hanno ricevuto in carcere sevizie e maltrattamenti per ben due giorni. Noi ci chiediamo quanti innocenti si sono trovati in questa situazione per molto più tempo, non avendo potuto contare su prove che li scagionavano visto che, a quanto pare, per questo genere di reati vale la presunzione di colpevolezza.

      La donna tuttavia non è stata perseguita; insomma, l'ha fatta franca come al solito. La procuratrice Kathleen Rice ha deciso di non portare il caso in tribunale con la solita scusa dell'instabilità mentale (verrebbe da dire: tra donne...).

      domenica 12 settembre 2010

      L'assurda vicenda di Carlo Parlanti: terza parte

      Continua da...

      Una delle prove più sconvolgenti, presentate da Rebecca McKay White, e incredibilmente ritenuta valida, è la coppia di foto in cui è ritratta nella prima in occasione della denuncia (18 luglio) e nella seconda (3 luglio, pochi giorni dopo lo stupro) con un vistoso ematoma in corrispondenza dell’occhio sinistro. Si tratta di foto che compaiono dopo anni dalla denuncia, dopo tre anni, in pratica su richiesta del district attorney: e sono false. Un falso che però risulterà decisivo per la condanna di Carlo Parlanti. Perché è un falso? Semplicemente per il fatto che la White ha esplicitamente dichiarato di essersi scattate quelle foto, da sola, quelle in cui appare con un occhio livido, nel bagno di Carlo Parlanti. Che però è sempre stato tinteggiato di giallo. Appare inoltre evidente che la persona ritratta nelle foto è sì sempre la stessa, ma anche che le date di scatto non possono differire di neanche un mese: troppa la differenza nel taglio dei capelli, nella fisionomia del viso, che nella prima foto appare visibilmente più anziano e meno abbronzato. Tali foto sono state consegnate dalla White alla procura solo nell’agosto del 2005, ovvero tre anni dopo la denuncia, senza che nessuna menzione delle stesse fosse stata mai fatta prima. Le originali che furono presentate in udienza preliminare, non presentano alcuna data, la White non ha mai presentato i negativi a seguito della richiesta della difesa dichiarando di averli persi.

      Vi sono centinaia di altre incongruenze nelle sue dichiarazioni. Ne riportiamo alcune
      • la White ha fornito diverse versioni su come la violenza è avvenuta e su quante volte si è verificata (a volte 3 a volte 4 a volte 5 volte) sia in fase di denuncia (luglio 2002) che in fase di processo tra udienza preliminare e dibattimento
      • la White all’inizio ha sostenuto di essere stata sequestrata dal Parlanti per numerosi giorni e che lui la teneva legata durante il giorno quando si recava al lavoro. A seguito dell’incredulità dei poliziotti ha cambiato subito dopo versione, affermando che veniva legata solo durante la notte. Le strisce di plastica con cui sarebbe stata legata non avrebbero permesso di non evidenziare lesioni sul polso, in quanto la White in fase di dibattimento ha descritto di essere stata legata per tutta la notte polso a polso col Parlanti. Nessuna lesione è stata riscontrata
      • la White ha inizialmente dichiarato che era stata convinta da suo padre a denunciare il Parlanti pur di ricevere supporto finanziario. Dopo aver appreso che il procuratore aveva intervistato i suoi genitori, la donna cambiò versione
      • otto testimoni, tra cui la figlia, più tre ufficiali di polizia dichiararono di avere avuto contatti con la White nel luglio 2002. Tre testimoni non hanno potuto stabilirne la data esatta, mentre si è potuto stabilire che la manager di un ristorante dove la figlia aveva dimenticato la borsetta ha incontrato la White il 2 luglio 2002 sull’ingresso di casa ad una distanza di mezzo metro. Nessuno notò segni di percosse o segni di violenza
      Nonostante l'assenza di prove che non fossero quelle chiaramente incoerenti prodotte della presunta vittima, di testimoni diversi dalla White, nonostante la contraddittorietà delle affermazioni della donna, nonostante la sua palese inaffidabilità, Carlo Parlanti viene condannato a nove anni di reclusione. Ecco cosa ha dichiarato il giudice nel verdetto (criminale e infarcito di pregiudizio nazifemminista, dal nostro punto di vista)
      seppur non vi siano referti medici, seppure la sig.ra White sia stata inconsistente e quanto raccontato vada oltre la realtà, penso che il sig. Parlanti l'abbia danneggiata psicologicamente da renderla inconsistente, che il sig. Parlanti sia una persona pericolosa come testimoniato anche dalla sua ex convivente sig.ra Lavagnino

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      E poi dicono che l'Iran non rispetta le donne

      12 settembre 2010, Teheran — L'Iran ha deciso di scarcerare su cauzione Sarah Shourd, l'unica donna di tre cittadini statunitensi arrestati nel luglio 2009 perché accusati di aver attraversato illegalmente la frontiera iraniana e di spionaggio. Il motivo? Compassione islamica. Compassione che però a quanto pare, in palese contraddizione con quanto affermano i media, svisceratamente concentrati nella lotta contro la presunta discriminazione femminile che esisterebbe nel paese, vale solo per le donne: infatti, il procuratore di Teheran ha dichiarato di aver prolungato la detenzione per gli altri due uomini, Shane Bauer e Josh Fattal, che quindi rimangono in carcere. Contrariamente alla loro collega che quasi sicuramente, una volta tornata negli USA, dimenticherà presto questa brutta vicenda (e i compagni).

      Un applauso dunque a questo gesto democratico e distensivo da parte di quello che molti definiscono un "regime", che si aggiunge alla recente sospensione della condanna a morte a danno di Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna accusata di aver ucciso il marito.

      L'assurda vicenda di Carlo Parlanti: seconda parte

      Continua da...

      Carlo Parlanti viene per questo arrestato in Germania, nell'estate del 2004 (nel frattempo era andato via dagli States), ed estradato negli Stati Uniti, dove viene processato. Nel corso del procedimento, si parla di precedenti penali per rapina a mano armata, violenze assortite, tutti reati commessi in Italia; peccato che l’estratto della fedina penale del Parlanti sia immacolato. Ma questo è solo l'antipasto: una delle dichiarazioni più incredibili di Rebecca McKay White, riguarda l’alcool che Carlo Parlanti avrebbe ingerito, prima di abusare di lei, nella notte del 29 giugno. Quattro litri di Chardonnay in circa cinque ore; una quantità che l’avrebbe portato alla morte, visto che comporta un BAC – il blood alcool content – di circa 0,63, ed il coma etilico sopraggiunge già intorno a 0,40.

      La McKay racconta inoltre, durante il processo, di un’emorragia fortissima in seguito al braccio che Carlo Parlanti le avrebbe prima infilato a pugno chiuso nella vagina, e poi, con il palmo della mano aperto, nel retto (fist fucking, cose del resto stranamente non rivelate in sede di denuncia): emorragia che naturalmente non è stata riscontrata e che non era possibile riscontrare in virtù del fatto che la violenza si era consumata il 29 giugno e non il 6 luglio. Neanche le tracce di sangue che la donna sosteneva fossero rimaste sulle lenzuola del letto e sul materasso sono state rilevate dalla polizia. Parlanti avrebbe potuto certo aver distrutto le prove; ma anche la parete di cartongesso contro la quale Rebecca McKay White dichiara di essere stata sbattuta con il viso per 60 volte (mentre in sede preliminare ne aveva dichiarate 30) è perfettamente integra. Nessuno ha visto operai o qualcuno che possa avere effettuato delle riparazioni.

      La donna già in passato, in occasione del divorzio dal primo marito, aveva manifestato segnali di instabilità psichica, ora durante il processo, ammette candidamente di avere problemi con la memoria a breve termine, il che è certamente tornato utile per giustificare davanti ad un avvocato, davanti ad una corte, ad una giuria, come mai sia stata costretta a ritrattare la data dello stupro. La procura era tuttavia a conoscenza che la presunta vittima era in cura perché dedita a mentire.

      Continua...

      sabato 11 settembre 2010

      L'assurda vicenda di Carlo Parlanti: prima parte

      Vi vogliamo raccontare la storia di Carlo Parlanti, dal 3 giugno 2005 in carcere in seguito alla condanna per sequestro di persona, violenza domestica e sessuale emessa da un tribunale americano dopo quello che non esitiamo a definire un processo farsa. Sì, perché Carlo è una delle tante vittime delle false accuse, false accuse mosse dall'ennesima femminista alla ricerca di vendetta e denaro. Ma, direte voi, Parlanti è stato condannato, è colpevole. Non in questo caso: noi vi dimostreremo come l'odio misandrico si sia insinuato persino nella giuria e nei magistrati coinvolti in questa assurda vicenda, come del resto è avvenuto anche in altri casi acclarati.

      La storia inizia nel 2001, quando Parlanti, italiano emigrato negli Stati Uniti, incontra Rebecca McKay White con la quale intreccia una sporadica relazione. Carlo Parlanti tuttavia si stufa presto della donna, non ce la fa più, vuole lasciarla. Il 16 luglio 2002 la love story con Rebecca McKay White finisce: come mai una data così precisa? Perché ci sono varie email spedite ad amici, oltre alle dichiarazioni del processo, che lo testimoniano.

      Due giorni dopo, il 18 luglio 2002, la donna che ha appena lasciato sporge denuncia contro di lui: racconta di una notte, quella del 6 luglio, in cui Carlo Parlanti l’avrebbe prima sequestrata, poi picchiata, in seguito sodomizzata costringendola a praticare del fist fucking e infine, dopo averla legata con delle fascette di plastica, violentata ripetutamente. Solo successivamente la White decide di ritrattare la data: cambia idea, non è più stata stuprata il 6 luglio ma il 29 giugno, qualche giorno prima, si è sbagliata. Probabilmente allo scopo di giustificare l’assenza di ematomi visibili, ed il non poter essere oggetto di un med-legal, l’esame ginecologico cui vengono sottoposte le vittime di violenze sessuali ma che deve essere condotto un determinato numero massimo di giorni dopo la violenza (si veda qui per ulteriori dettagli).

      Continua...

      venerdì 10 settembre 2010

      Procurati allarmi e falsi stupri

      Qui un caso di procurato allarme riguardante uno stupro denunciato da una ragazza ma mai occorso. Notizie di questo tipo ce ne sono parecchie (1, 2, 3, 4), ma noi non le documentiamo perché non sfociano nell'arresto di persone innocenti. Tuttavia dal medesimo articolo apprendiamo di un caso a noi ignoto risalente alla fine degli anni ’90
      Una ragazza aveva denunciato un giovane di averla violentata. La vicenda si era conclusa con la condanna dell'imputato. Sarebbe stato riabilitato solo qualche anno dopo, quando la stessa "vittima" ha denunciato altri due giovani per delle violenze subite sempre nello stesso modo. Ma che non si erano mai consumate.

      Depositata interrogazione parlamentare sulla mancata applicazione della legge sull'affido condiviso

      Rita Bernardini
      9 settembre 2010, Roma - I radicali, tramite la deputata Rita Bernardini, depositano una interrogazione parlamentare sulla mancata applicazione della legge sull'affido condiviso da parte dei tribunali che, in barba alle disposizioni del Parlamento Italiano, ancora oggi continuano ad emettere sentenze di affido esclusivo soprattutto, come spesso avviene, quando a carico di un genitore pendono denunce non passate in giudicato di maltrattamenti o abusi nei confronti dell'ex coniuge o dei figli.

      Riportiamo di seguito il testo dell'interrogazione

      Atto Camera - Interrogazione a risposta scritta 4-08504 presentata da RITA BERNARDINI

      mercoledì 8 settembre 2010, seduta n.366 BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI.
      - Al Ministro della giustizia.
      - Per sapere - premesso che: nella XIV legislatura il Parlamento ha approvato a larghissima maggioranza la legge 8 febbraio 2006, n. 54, recante disposizioni in materia di separazione dei genitori e affidamento condiviso dei figli; la portata innovativa di questo testo, in linea con l'orientamento prevalente nei Paesi dell'Unione europea, risiede nel riconoscere che «anche in caso di separazione personale dei genitori il figlio minore ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno di essi, di ricevere cura, educazione e istruzione da entrambi e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale»;
      la legge, novellando l'articolo 155 del codice civile, si pone così l'obiettivo di riequilibrare l'asimmetria giuridica e pedagogica (considerato che ben l'88 per cento degli affidamenti hanno carattere esclusivo) che portava i minori, nella maggioranza dei casi, a perdere progressivamente ogni significativo rapporto con il genitore non affidatario;
      tuttavia, nei primi quattro anni di vigenza della succitata legge, risulta una diffusa sostanziale inapplicazione da parte dei diversi tribunali della Repubblica, dovuta principalmente alla difficoltà, da parte dei giudici, a distaccarsi da precedenti prassi consolidate, che sono peraltro proprio quelle che la nuova legge intende correggere;
      in particolare, la confusione nasce dall'idea che l'affidamento condiviso sia solo una nuova veste lessicale dell'affidamento congiunto già previsto dalla precedente normativa, come risulta dalla motivazione di numerose sentenze, con la conseguenza di poter trasporre nelle nuove situazioni tutta la precedente giurisprudenza;
      in questo modo, molti tribunali continuano a sostenere che l'affidamento condiviso può essere concesso solo in un numero limitatissimo di casi, negandolo, in particolare, in presenza di conflittualità, tenera età dei figli, distanza tra le abitazioni dei due genitori; al contrario, la legge n. 54 del 2006 pone invece dei limiti precisi proprio all'affidamento esclusivo, consentendolo solo nelle situazioni in cui un genitore (quello da escludere dall'affidamento) costituirebbe motivo di pregiudizio per i figli, prevedendo altresì la possibilità di condanna per lite temeraria del genitore che abbia pretestuosamente, o infondatamente accusato l'altro di essere pregiudizievole per la prole;
      alla precedente ipotesi si affianca a quel che consta agli interroganti peraltro un'altra forma, più subdola, di inosservanza della legge: stabilire l'affidamento condiviso, privandolo però dei suoi contenuti qualificanti, quali la presenza equilibrata presso i due genitori (alcune sentenze introducono il concetto di «collocazione» dei figli, rendendo «collocatario» il precedente genitore «affidatario») e l'assegnazione di compiti di cura, anche sotto il profilo economico, a ciascuno di essi;
      simili gravi carenze rappresentano, ad avviso degli interroganti, un danno per la collettività intera, ma soprattutto per i figli, che in caso di separazione dei genitori hanno invece diritto di mantenere, se non la famiglia, almeno relazioni positive con ciascun genitore, onde prevenire sofferenze psicologiche e danni allo sviluppo della loro personalità, che possono arrivare ad innescare depressioni, suicidi, tossicodipendenze e comportamenti asociali;
      la Repubblica italiana si basa sul principio dello Stato di diritto e del rispetto della legge
      - quali iniziative nell'ambito delle sue competenze il Governo intenda assumere alla luce di quanto descritto dalla presente interrogazione e in particolare quali iniziative urgenti intenda adottare al fine di garantire la piena applicazione della legge n. 54 del 2006 in modo tale che i diritti dei genitori separati e dei loro figli possano essere realmente tutelati. (4-08504)

      giovedì 9 settembre 2010

      Presunta vittima di stupro confessa di aver mentito

      8 settembre 2010, Nuova Delhi (India) - Nel corso del processo a carico dell'attore indiano Shiney Ahuja, accusato di violenza sessuale, la presunta vittima, che aveva inizialmente presentato la denuncia, ha dichiarato testualmente che l'uomo in realtà non l'ha violentata e che le accuse da lei formulate erano false.

      Il 14 giugno 2009 la domestica di Ahuja si presenta alla polizia dichiarando di essere stata violentata dall'attore, che viene così prontamente arrestato. Shiney Ahuja ha dovuto trascorrere 110 giorni in carcere prima di poter versare la cauzione di 50mila rupie ed uscire.

      Nel settembre del 2010 è iniziato il processo contro l'uomo, nel quale la domestica ha avanzato le sue dichiarazioni confessando di aver mentito. La corte l'ha per questo dichiarata "testimone ostile". La prossima udienza è prevista per il 15 settembre.

      Rettifica all'articolo precedente (o meglio, considerazioni sul ruolo della donna nella società attuale)

      Sono arrivate critiche riguardanti questo articolo sul Sole 24 Ore. Ci teniamo a precisare che in questa sede non intendiamo assolutamente fare del negazionismo riguardo la segregazione della donna in ambito lavorativo: la discriminazione obiettivamente esiste, una donna in media percepisce un salario che è il 54% di quello di un uomo (dati OCSE), e così via. Quella che ci premeva smontare è la calunnia femminista secondo cui gli stipendi delle donne sono più bassi a parità di mansioni e qualifica, cosa che in un'economia libera implicherebbe un tasso di occupazione femminile vertiginosamente più alto rispetto a quello maschile (a un'impresa converrebbe assumere solo donne visto che costano di meno). In realtà, il gap salariale è dovuto (per forza di cose, stando ai dati della Bocconi) al fatto che le donne vengono segregate in posizioni lavorative meno remunerative, anche a causa dei seguenti fatti
      • le imprese assumono poco volentieri donne a rischio maternità (per questo occorrerebbe una politica di incentivo per quelle aziende che assumono neo-madri)
      • la donna, volente o nolente, è spesso obbligata a sacrificare la propria carriera in nome della casa e della famiglia
      • le qualifiche femminili sono spostate su settori tradizionalmente meno vantaggiosi da un punto di vista salariale, quali quello educativo-scolastico (non universitario) e dell'assistenza psicologica; se si vuole ridurre il gap salariale, queste posizioni andrebbero incentivate
      come si vede, c'è si un fatto culturale alla base della segregazione femminile, ed è la concezione della donna come angelo del focolare. Ma si tratta di un problema insito nella famiglia, e non nelle imprese. Rimandando il lettore all'ampia letteratura in merito, chiudiamo qui questa breve analisi, con una considerazione. I diritti pretesi dalle neo-femministe (ad esempio le quote rosa) non corrispondono all'interesse delle donne: per quanto detto, la donna nella società attuale dovrebbe intraprendere un percorso di emancipazione e autocritica personale, cercando di svincolarsi dagli stereotipi che la vorrebbero relegata in un determinato ruolo sociale, piuttosto che andar dietro alle parole di sedicenti paladine della causa femminile che, da parte loro, egoisticamente, vorrebbero solo privilegi, non diritti, per loro stesse.

      mercoledì 8 settembre 2010

      Il Sole 24 Ore si conferma quotidiano sessista-femminista

      Per la serie (un po' OT rispetto all'argomento del blog) le bugie del femminismo, riportiamo qui un articolo del Sole 24 Ore dall'eloquente titolo "Ocse: in Italia pochi laureati e gli uomini guadagnano molto di più (delle donne ndr)" riguardante il rapporto OCSE sul sistema scolastico italiano. A quanto pare, quelli del Sole vogliono insistere sull'argomento "discriminazione lavorativa contro le donne" sottolineando che
      • all'università si iscrivono di più le donne (61%) che gli uomini (43%), come a dire che gli uomini sono più pigri
      • ad arrivare alla laurea sono il 39% delle donne contro il 26,7% degli uomini
      • tuttavia, il tasso di occupazione è maggiore tra i laureati (87%) che tra le laureate (76%), come a dire che le donne sono più discriminate
      • i guadagni lordi sono di 485mila dollari per gli uomini e solo 182mila per le donne
      notare anche come ogni due righe vengano snocciolate statistiche che sembrano, ad una prima occhiata (quella dell'italiano medio), confermare la tesi secondo cui le donne sono discriminate rispetto agli uomini.

      Ovviamente, il quotidiano si guarda bene dal sottolineare il fatto che le lauree scelte dagli uomini sono mediamente più difficili ma economicamente più remunerative rispetto a quelle scelte dalle donne: basta dare un occhiata ad un aula di ingegneria e ad una di scienze della comunicazione o psicologia. Questo spiega, o meglio spiegherebbe se il fenomeno fosse monitorato, la maggiore difficoltà degli uomini a conseguire la laurea e la differenza nei tassi di occupazione e nei salari. In realtà, a parità di mansione, la differenza retributiva è pressoché inesistente: ma questo il Sole, poco onestamente, non lo fa notare, cercando di far passare subdolamente il messaggio che le donne sono più qualificate ma "schiavizzate".

      Di tutti gli altri dati Ocse, il Sole 24 Ore non dà notizia confermandosi così, insieme all'Unità e Wikipedia, ricettacolo di disinformazione nazifemminista per eccellenza.

      Uccise il marito: non farà un giorno di carcere

      6 settembre 2010, Olten (Svizzera) - Ventidue mesi di carcere con la condizionale: è la pena inflitta oggi dal tribunale di Olten-Gösgen, nel canton Soletta, a una italiana 43enne, che sette anni fa, nel corso di una violenta lite, uccise il marito colpendolo ripetutamente alla testa con un ferro da stiro. I giudici, seguendo le raccomandazioni della pubblica accusa, l'hanno riconosciuta colpevole di omicidio passionale.

      La vicenda risale alla notte del 23 marzo 2003: dalle indagini è risultato che contro l'uomo, di professione camionista, furono inferti almeno una decina di colpi, dapprima con l'elettrodomestico e in seguito con un attrezzo da ginnastica. La coppia viveva a Schönenwerd ed aveva quattro figli.

      martedì 7 settembre 2010

      Indietro nel tempo. Accusa un giovane di averla stuprata e pretende risarcimento: era tutto falso. Condannata con pena sospesa

      16 febbraio 2010, Inghilterra - Si è concluso il processo a carico della 20enne Sarah-Jane Hilliard, accusata di aver dichiarato il falso a proposito di una violenza sessuale da lei subita ma in realtà mai occorsa.

      Nel luglio scorso la Hilliard si è era presentata alle autorità raccontando di essere stata violentata dal giovane Grant Bowers nei bagni della stazione di Basildon, Essex, e di pretendere un risarcimento di 7.500 sterline. Per questo Bowers era stato subito arrestato con l’accusa di stupro, salvo poi essere rilasciato dopo che un'amica della ragazza ebbe deciso di farsi avanti a raccontare che la Hilliard aveva mentito; a confermare la calunnia, anche una registrazione fatta da una telecamera di sorveglianza.

      Nonostante tutto, il giudice ha deciso di sospendere la pena a 12 mesi di detenzione a carico della 20enne, che è stata giusto condannata a svolgere 300 ore di lavoro socialmente utile.

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      lunedì 6 settembre 2010

      Donna di Foulridge si inventa stupro

      2 agosto 2010, Foulridge (Lancashire, Inghilterra) - Una donna di 21 anni si è dichiarata colpevole di aver deviato il corso della giustizia dichiarando alle autorità di essere stata violentata a casa sua. Come conseguenza della denuncia un 23enne di Colne è stato arrestato nel corso di un'indagine in quello che la polizia non ha esitato a definire "an horrific attack". Solo più tardi la ragazza ha ammesso di essersi inventata tutto.

      Il processo a carico della 21enne dovrebbe tenersi venerdì 10 settembre.

      sabato 4 settembre 2010

      Violenza sessuale, assolto dall'accusa perde lavoro e permesso di soggiorno

      10 agosto 2010 - Aveva un lavoro regolare e il permesso di soggiorno ma a causa di un'accusa di violenza sessuale, che si è poi rivelata infondata, ha perso l'impego e il titolo per restare legalmente in Italia. La vicenda di Abdelmijd Mahraoui, marocchino, 40 anni, dal 1995 in Italia, è stata denunciata dal Garante dei diritti dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni secondo cui, l'uomo si trova ora "in una sorta di limbo giuridico-amministrativo da cui non riesce a riemergere. Senza permesso di soggiorno, infatti, non può cercare lavoro e rimanere in Italia. Una cosa cui avrebbe pieno diritto visto che l'infamante accusa che gli è stata rivolta si è rivelata assolutamente infondata".

      Abdelmijd è stato arrestato il 24 febbraio del 2009 con l'accusa di violenza sessuale e subito trasferito nella sezione precauzionale del carcere di Regina Coeli. Durante la detenzione l'uomo, che si è sempre dichiarato innocente, ha perso il lavoro e non ha potuto rinnovare il permesso di soggiorno, scaduto a maggio 2009.


      Scarcerato dopo 10 mesi, il 10 dicembre scorso, Abdelmjid va alla questura di Roma per il rinnovo del permesso ma gli viene notificato il decreto di espulsione. A marzo 2010 il marocchino viene assolto dal Tribunale di Roma con formula piena e, sulla base di questa sentenza, l'avvocato chiede l'annullamento del provvedimento di espulsione, accordato a giugno, e il risarcimento per l'ingiusta detenzione.

      "Ci stiamo adoperando, insieme all'avvocato, affinché quest'uomo possa ottenere al più presto il titolo per tornare a vivere la vita che aveva prima - ha detto Marroni - Al momento infatti Abdelmjid non è più espulso, ma senza il permesso di soggiorno non può lavorare ed avere una vita onesta. Spero davvero che le autorità facciano celermente quanto il loro potere per scrivere definitivamente la parola fine a questa ingiustizia".

      Non fate uscire dall'Italia quel bambino conteso

      A proposito della vicenda del piccolo Liam, il bambino rapito dalla madre e portato in Italia dagli Stati Uniti dove viveva con il padre, di cui vi avevamo già parlato: abbiamo qui un'interpellanza dell'onorevole Pedica che, a quanto pare, sembra non aver capito che le accuse di molestie al figlio mosse dalla signora Antonelli a danno al padre erano in realtà, come da sentenza del tribunale americano, strumentali ad ottenere l'affidamento del figlio
      «ATTRAVERSO tutte le prefetture, vigilerò ogni giorno, ogni momento sugli spostamenti di Gabriele e sulla sua salute. Scriverò persino al ministro Alfano e a Maroni». Il senatore dell' Idv Stefano Pedica ha raccolto l' appello della madre di un bambino di 9 anni, conteso fra l' Italia, dove vive la madre, e gli Stati Uniti, paese del padre. «Se davvero il bimbo ha subito quello che lui [in realtà il bambino non ha mai detto di essere stato abusato dal padre ndr] e la madre affermano - prosegue Pedica - bisogna negare la possibilità che il bambino venga portato in vacanza dal padre per dieci giorni. Non può subire altre violenze né può correre il rischio di essere portato, e quindi sequestrato, negli Stati Uniti»

      giovedì 2 settembre 2010

      Accusa falsamente un uomo di stupro che trascorre quasi un anno in carcere: non sarà perseguita

      3 agosto 2010, Rosemont (Illinois) - Un altro caso di false accuse che ha portato in carcere una persona innocente. Daimon C. Parrish aveva conosciuto la sua accusatrice, un modella di 20 anni rimasta anonima, su modelmayhem.com, prima di essere denunciato, il 21 dicembre dello scorso anno, per una violenza sessuale mai occorsa. Il 26 dicembre è stato incarcerato, per essere rilasciato solo in agosto dopo che la difesa dell'uomo ha portato in tribunale una prova decisiva che ha costretto la procura, rappresentata dall'assistente distrettuale Samantha Cauffman, a chiedere l'assoluzione per Parrish
      Noi siamo qui per far condannare chi commette crimini, non le persone innocenti
      ha dichiarato la Cauffman. Nonostante ciò, l'uomo ha trascorso quasi un anno in carcere su richiesta della procuratrice, che ha infine aggiunto
      non perseguiremo la ventenne per calunnia, date le singolari circostanze che ruotano intorno al caso

      Omicidio Basile: Colitti jr esce dal carcere

      2 settembre 2010, Ugento (Lecce) - Scarcerato Luigi Vittorio Colitti, accusato dell'omicidio di Peppino Basile. Il giovane si trovava in carcere dal novembre scorso, quando il gip Cinzia Vergine aveva confermato l'ordine di custodia nei suoi confronti emesso dalla procura. Le prove a carico del 19enne? Solo la testimonianza di una bambina, che dichiarava di aver visto Luigi Vittorio Colitti e il nonno Vittorio Colitti, dalla finestra, uccidere Basile.

      La Cassazione si era pronunciata in proposito nutrendo forti dubbi sull'attendibilità della bambina: dispositivo puntualmente ignorato dal Tribunale del Riesame, che ha deciso di lasciare in carcere i due Colitti. Oggi la nuova decisione, che impone il rilascio del 19enne senza rinvio ai giudici leccesi. Da oggi dunque Luigi Vittorio Colitti, dopo nove mesi di detenzione, è libero.

      mercoledì 1 settembre 2010

      Vicentina accusa fidanzato di averla violentata: non era vero

      29 agosto 2010, Vicenza - Aveva fatto arrestare il fidanzato dichiarando falsamente di essere stata violentata, salvo poi ritirare in seguito la denuncia. La Procura l'ha per questo iscritta nel registro degli indagati per falsa testimonianza (e non per calunnia).

      La vicenda inizia qualche tempo fa, quando i carabinieri arrestano Walid Lassoued, tunisino di 21 anni, con l'accuso di stupro e lesioni, mentre si trovava a passeggio proprio con la sua accusatrice, italiana 25enne. In carcere, Walid si difende, dichiarando davanti al giudice che non c'è mai stato alcun caso di violenza nei confronti della ragazza. Qualche tempo dopo, lei stessa conferma quanto detto dal fidanzato. Ma la procura non ci sta: costretta ad archiviare le accuse di stupro perché destituite di fondamento dalle dichiarazioni contraddittorie della ragazza, decide comunque di portare avanti quelle per lesioni a carico del tunisino. A sostegno di quest'ultime, alcune denunce precedentemente avanzate dalla 25enne.