mercoledì 30 giugno 2010

Pungillo assolto dall'accusa di violenza sessuale, aveva trascorso quattro mesi in carcere per una falsa accusa

25 giugno 2010 - Saverio Pungillo, macellaio trentaseienne di Catanzaro, e Cosimo Passalacqua sono stati assolti dal capo di imputazione per violenza sessuale con ampia formula liberatoria perché il fatto non sussiste. Erano stati denunciati nel mese di Agosto 2008 da una polacca, V.B.P. di 30 anni, che aveva accusato il Pungillo di averla stuprata e il Passalacqua di averla contestualmente molestata. Per questo, il macellaio ha dovuto scontare quattro mesi di carcere in esecuzione del provvedimento emesso dal gip Antonio Rossi su richiesta della pm Simona Rossi che, in sede processuale, aveva chiesto 5 anni per il Pungillo e di 2 anni e 4 mesi per il Passalacqua nonostante le prove emerse a favore dei due imputati.

Tutte le dichiarazioni fornite dalla polacca sono state smentite dalle risultanze processuali. Un testimone ha dichiarato infatti che la saracinesca della macelleria, luogo del presunto stupro, è rimasta aperta per tutto il giorno contrariamente da quanto affermato dalla giovane donna. La persona che ha accompagnato la polacca in caserma ha detto inoltre che i vestiti della polacca non erano né lacerati nè sporchi di sangue, come avrebbero dovuto essere dopo un rapporto violento consumato su un tavolo da macelleria sporco di sangue. Le risultanze del tampone vaginale infine non hanno rivelato la presenza di cellule dell'accusato di violenza.

Per questo il giudice Abigail Mellace ha assolto Pungillo e Passalacqua, evidenziando la contraddittorietà e l'inaffidabilità delle dichiarazioni fornite.

Questo caso fa coppia con un'assoluzione del 18 giugno a favore di El Makkaoui, accusato di stupro per ben due volte e in tutti e due i casi assolto per inaffidabilità nelle dichiarazioni delle vittime.

Anna Laura Scuderi ed Elena Pesce ora sono libere

Nel maggio scorso ad Anna Laura Scuderi ed Elena Pesce, le due educatrici arrestate con l’accusa di maltrattamento di minori, furono concessi gli arresti domiciliari: le due lasciarono il carcere di femminile di Genova Pontedecimo, scatenando l’ira dei genitori delle piccole vittime. Ora il gup di Genova, Roberto Fucigna, ha deciso di revocare gli arresti domiciliari e di sostituirli con il divieto di dimora in Toscana. Le due, a questo punto, saranno libere: l’unico vincolo sarà quello di presentarsi settimanalmente alla polizia.

Il processo, nel frattempo, dovrebbe riprendere a Genova dopodomani, venerdì 2 luglio. I genitori dei bambini si sono già fatti sentire:
Ce l’aspettavamo, perché la legge dice questo, anche se fa male. Vogliamo sottolineare che, vista la decisione (che a noi fa piacere) di tenerle fuori dalla Toscana, essa sicuramente porterà vantaggio a chi sta in Toscana. Ma non la porterà a chi ci sta fuori e che potrebbe trovare queste due signore all’ombrellone accanto in spiaggia.
Questo è l'ultimo di tanti casi di donne liberate pur avendo compiuto reati di immane gravità: a questo proposito, segnaliamo anche il tentato omicidio di Paola Berselli risalente a qualche giorno fa. La mandante e l'esecutrice materiale sono state poste ai domiciliari in quanto secondo la giudice "non esiste il rischio di reiterazione del reato".

Fonte

martedì 29 giugno 2010

Accuse a Nolberto Solano: la procura rinuncia a perseguirlo

L'ex giocatore del Newcastle United Nolberto Solano, accusato di violenza sessuale da una 22enne, non sarà ulteriormente perseguito. Lo annuncia la procura della città inglese, che lo scagiona da tutte le accuse.

Solano era stato arrestato e trattenuto per 12 ore come conseguenza di una denuncia per stupro avanzata da una donna del posto. Il 35enne ha dichiarato di sentirsi sollevato, ma amareggiato di essere stato vittima di una "accusa maliziosa e falsa. Sebbene sapessi di non aver fatto niente di sbagliato, la paura era che le persone potessero credere alle false accuse. Ringrazio la professionalità della Northumbria Police che ha portato avanti un'indagine completa".

Fonte

False accuse di violenza sessuale, una teenager mente di nuovo

29 giugno 2010 - Una donna che ha falsamente dichiarato di essere stata violentata ha evitato il carcere. Il giudice ha emesso la sentenza oggi, dichiarando di non avere intenzione di punirla a causa del suo "fragile stato mentale".

La falsa accusa ha portato all'arresto di un 26enne, che è stato trattenuto in custodia per circa una giornata e sottoposto ad esami forensi prima di essere rilasciato su cauzione. I campioni hanno portato anche all'arresto di un secondo sospettato, un 32enne che è stato trattenuto per due ore. Kirstie Hodgson aveva denunciato di essere stata stuprata da uno sconosciuto mentre tornava a casa, ma è stata costretta a ritrattare a causa di inconsistenze emerse nel suo racconto; ha successivamente dichiarato di essere stata comunque violentata, anche se in un'occasione diversa e da una persona che conosceva. La ritrattazione ha fatto scattare la denuncia per falsa testimonianza e il rinvio a giudizio: oggi la sentenza, grazie alla quale la giovane può tornare tranquillamente alle sue attività.

lunedì 28 giugno 2010

Scandalo, concessi i domiciliari anche alla mandante dell'omicidio

Stamani sono stati concessi gli arresti domiciliari a Federica Bellone, la 26enne di Bordighera che al momento viene accusata di essere la mandante dell'omicidio della madre. La ragazza stamani è stata ascoltata in carcere a Genova Pontedecimo dal Giudice per le Indagini Preliminari Maria Grazia Leopardi, naturalmente alla presenza del difensore, l'avvocato del foro di Sanremo, Alessandro Moroni.

Nel corso dell'interrogatorio la 26enne si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Una possibile linea difensiva per permettere al legale di entrare in confidenza con quanto scritto nei fascicoli. Lì dentro vi sarebbero le formali accuse, i resoconti ed i dettagli più scottanti di questa complessissima vicenda. Federica Bellone, adesso, verrà ospitata dal padre a Sanremo, con lui la giovane non aveva più rapporti da diverso tempo.

Il retroscena
[...]
I militari hanno, dunque, arrestato Chiara Cortese Pellin mentre cercava di tornare in treno a Milano, da dove era partita quella stessa mattina. Interrogata dal sostituto procuratore Marco Zocco per oltre tre ore, alla fine la giovane è crollata, rivelando il piano criminoso, incolpando l'amica Federica, figlia della mancata vittima. La studentessa è stata rintracciata venerdì sera, a Bordighera, anche lei mentre si preparava alla fuga. In un primo momento lei ha negato tutto, ma la confessione dell'amica la inchioderebbe, sarà solo il tempo ed un'eventuale rottura del primo silenzio a rivelare quelli che sono gli ulteriori dettagli sull'accaduto per un vero e proprio giallo dell'estate nella città delle palme.

sabato 26 giugno 2010

In missione a Bordighera per uccidere un’anziana

Chiara Cortese Pellin, 29 anni, una vita da studentessa, volontaria della Cri, anni trascorsi a fare da bambinaia, mai avuto alcuna questione penale pendente, secondo lo psicologo che l’ha visitata dopo l’arresto dei carabinieri per tentato omicidio aggravato, «era perfettamente lucida e sicura di sé quando ha cercato di uccidere». La sua vittima, come detto, si è accorta in tempo che stava per essere colpita ed ha reagito. Ha preso per i capelli Chiara Cortese Pellin, l’ha bloccata ed ha chiamato i carabinieri. È rimasta ferita solo lievemente alla testa, la donna, mamma dell’amica della giovane, tanto che i medici dell’ospedale saint Charles, dov’è stata accompagnata dall’auto medicale, le hanno diagnosticato cinque giorni di prognosi. Ma poteva morire. È accaduto mercoledì sera, in un alloggio in pieno centro città. Chiara Cortese Pellin suona al campanello della casa della sua amica: riesce a entrare, si fa servire un bicchiere d’acqua. Poi si allontana verso il bagno. Qui indossa dei guanti, ovvio escamotage per non lasciare impronte, torna in cucina: in mano il batticarne, il coltello da macelleria. E si scaglia contro la sua vittima. Ma questa si accorge di quello che sta accadendo: la lotta tra le due donne è violenta, la potenziale vittima però prevale perché più alta e robusta. Afferra la ragazza per i capelli: Chiara si libera e scappa via. Nonostante perda sangue dalla testa la signora chiama i carabinieri, allerta il 118. La caccia termina in poco tempo: Chiara Cortese Pellin viene individuata poco dopo e accompagnata in ospedale. Lo specialista, dirà, come detto che era lucida in tutti quei terribili momenti.

Ma che cosa ha costretto una ragazza perbene, di buona famiglia, mai avuto precedenti, mai coinvolgimenti in altre questioni importanti, da tutti rispettata ed alla quale spesso sono stati affidati dei bambini anche piccoli? Perché odiare così tanto una donna che è anche la mamma di una sua carissima amica? Perché pensare ad un delitto così efferato? Secondo gli investigatori Chiara Cortese Pellin voleva essere certa che la donna morisse. Per questo ha portato con sé ben due armi. Per non fallire. La premeditazione, stando alle indagini, è scontata: per essersi portata dietro i guanti in modo da non lasciare impronte. Se la sua potenziale vittima non si fosse accorta degli strani movimenti della giovane milanese sarebbe morta. Un tentato omicidio spinto da motivi passionali? Una vendetta trasversale? Quale ruolo avevano madre e figlia nella vita della ragazza milanese? Quale legame le teneva unite? Che cosa ha scatenato una furia simile in una giovane donna che a detta dei conoscenti è sempre stata «una ragazza dolcissima»?

I carabinieri sostengono si tratti di una “storia terribile”, dai risvolti inquietanti: ma soltanto nei prossimi giorni si potrà capire perché Chiara Cortese Pellin, il cui arresto è stato convalidato ieri dal gip sanremese (la ragazza è stata posta agli arresti domiciliari perché non aveva nessun precedente e per i suoi trascorsi lavorativi e di volontaria della Cri [quando per il reato di tentato omicidio è obbligatoria, e sempre viene eseguita nel caso in cui l'indagato sia uomo, la custodia in carcere ndr]), ha meditato di uccidere la madre della sua amica. Per ora le generalità della vittima restano tutelate: anche se in città ormai il suo nome si mormora dalla tarda mattinata di ieri. L’inchiesta infatti deve proseguire, si stanno cercando ulteriori elementi probatori e di capire il movente di questa vicenda dai lati oscuri. L’arrestata non ha rivelato più di tanto: ma i carabinieri sono convinti che nelle prossime ore tutta la storia sarà chiarita.

venerdì 25 giugno 2010

Accusato di pedofilia ex procuratore di Roma

Leggete qua cosa ha fatto questo tizio alla nipote. Secondo la madre della bambina, l'ex procuratore generale presso la corte d'Assise di Roma Salvatore Vecchione avrebbe intrattenuto rapporti erotici con la piccola; secca la replica dell'uomo, "è una calunniatrice". Noi speriamo che abbia ragione lui, ma anche che la cosiddetta giustizia lo condanni, come monito a tutti i magistrati che emettono sentenze solo sulla base dei loro influssi ormonali, dando sempre ragione alle donne quando si tratta di accuse di stupro o pedofilia. Devono capire che neanche loro sono al di sopra dell'autorità di quell'immondezzaio di cui essi stessi fanno parte.

mercoledì 23 giugno 2010

La cortina di pizzo in psichiatria

Da un articolo de Il Tempo

Tenta di soffocare la figlioletta

La mamma è la mamma. Ma non quando l’amore malato spinge una donna a fare del male a chi ama di più. Come ha fatto ieri pomeriggio verso le due, un'egiziana, A. A. di 28 anni, che ha tentato di soffocare la figlia di 18 mesi mentre era in ospedale, al Bambino Gesù, un gesto forse compiuto per poter godere di più assidue cure mediche ed essere socialmente riconosciuti nel ruolo di genitore premuroso.
Si chiama sindrome di Munchausen per procura, un bizzarro disordine mentale per cui la madre simula, o peggio, causa la malattia del figlio, arrivando fino a farlo morire. Potrebbe essere stata questa malattia, che sfugge alla maggioranza dei pediatri, la causa, non confermata, del tentativo di soffocamento, andato in scena ieri pomeriggio in una stanza del Bambino Gesù. Il gesto è stato stroncato sul nascere, perché la bambina si trovava in una stanza sorvegliata dalle telecamere, nel famoso nocomio pediatrico nei pressi del Vaticano, attrezzato anche per scoprire e fronteggiare i non rari di casi di sindrome di Munchausen. La nordafricana, fermata in tempo, si è difesa dicendo che la figlia non respirava perché in preda ad una crisi epilettica.
Ecco cosa è successo. La piccola era ricoverata da giorni per problemi clinici e veniva monitorata dal punto di vista cardiologico e neurologico. Proprio grazie a questo controllo costante, medici e infermieri si sono accorti dell'improvvisa alterazione di alcuni parametri fisiologici e, attraverso una sorveglianza a distanza tramite telecamera, si sono resi conto che la madre, vicino al letto della figlia, stava cercando di soffocarla. Il personale del Bambino Gesù è immediatamente entrato nella stanza e ha bloccato la donna, salvando la bambina.
La madre, che ha altri figli e già in passato era stata protagonista di episodi analoghi, ha provato a difendersi dicendo che la bimba stava male e aveva attacchi di epilessia. Medici e infermieri del Bambino Gesù hanno soccorso la piccola, che ora è in buona salute. La donna è stata fermata e portata nella caserma dei carabinieri di Porta Cavalleggeri. I carabinieri, autorizzati dalla Gendarmeria Vaticana, hanno accertato l'accaduto. Dalle testimonianze di medici e infermieri sembrerebbe inequivocabile la volontà della donna di uccidere. La giovane potrebbe essere arrestata con l'accusa di tentato omicidio.
Sindrome di Munchausen, sindrome post parto... tutti disturbi che, contrariamente ad esempio a quello di alienazione genitoriale (PAS), la psichiatria femminista non ha tardato a riconoscere ufficialmente. Attualmente esiste una sindrome per ogni possibile atto omicida di una donna nei confronti del figlio. Ecco perché solo il 20% delle infanticide sconta il carcere, essendo per loro riconosciuta l'incapacità di intendere e di volere: per gli uomini, la percentuale sale all'84% (Alessandra Bramante, Fare e disfare... dall'amore alla distruttività. Il figlicidio materno, cap. VI, Ricerca Criminologica. Ed. Aracne, 2005).

venerdì 18 giugno 2010

Inscena uno stupro e fa arrestare quattro persone, a processo la 22enne Leyla Ibrahim

Da crimeblog

Leyla Elhand Mohamed Ibrahim, 22enne residente a Carlisle, nella contea di Cumbria, il 4 gennaio del 2009 si presentò in caserma sostenendo di essere stuprata da quattro persone. Per sostenere la sua tesi, si era addirittura sfregiata in volto, ferita sul corpo, strappata vestiti e capelli. Impossibile immaginare che stesse fingendo. È quindi scattata la caccia all’uomo, sulla base delle indicazioni fornite dalla giovane, e quattro ragazzi sono stati arrestati.

La verità, fortunatamente, è emersa pochi giorni dopo, il 9 gennaio dello stesso anno. Un’indagine approfondita ha messo un dubbio il racconto della Ibrahim, che alla fine ha confessato di essersi inventata tutto “per dare una lezione ad alcune persone”. E con “alcune persone” intendeva un suo amico, che la sera del finto stupro si era rifiutato di accompagnarla a casa o di prestarle soldi per un taxi, e il suo fidanzato, col quale aveva litigato giorni prima e che quindi non aveva potuto contattare per un passaggio a casa. Da qui il diabolico piano, come per dire “mi avete costretto a tornare a casa da sola, visto cosa è successo?”. Quando la verità emersa, la giovane è stata denunciata con l’accusa di aver deviato il corso della giustizia ed aver ingiustamente accusato quattro persone di violenza sessuale. Senza contare che quello scherzetto è costato allo stato più di 150 mila euro tra indagini e detenzione dei finti colpevoli.

La Ibrahim è finita in Tribunale ed oggi è stata riconosciuta colpevole: la sentenza è attesa per il prossimo 15 luglio.

mercoledì 16 giugno 2010

Il vagina pass

Riportiamo una notizia presa a caso dal web, tanto per far notare come le nostre forze di Polizia e i nostri magistrati (le toghe rosa) lavorano quotidianamente
Sarebbero stati due campani, padre e figlio, di 54 e 26 anni, le menti della presunta banda dedita alle truffe su acquisti on line al centro dell'inchiesta della polposta di Firenze. I due sono stati raggiunti da ordinanze di custodia cautelare in carcere firmate dal gip di Firenze [una donna, ndr]. Per altre tre persone sono stati disposti obblighi di dimora. Gli agenti hanno anche sequestrato carte di credito, conti correnti e tre auto di lusso: una Porsche, una Mercedes e una Bmw. In base a quanto ricostruito dagli investigatori, coordinati dalla procura di Firenze e in collaborazione con la polposta di Rimini e la gendarmeria di San Marino, i due mettevano in vendita sui siti internet più conosciuti prodotti di elettronica. A qualcuno la merce arrivava davvero, soprattutto per guadagnare 'feedback' positivi, ma a molti altri no. Un migliaio le denunce presentate in tutta Italia, anche se i truffati sarebbero molti di più. L'accusa è associazione per delinquere finalizzata alla truffa. Gli obblighi di dimora riguardano due russe e una romena, che avrebbero fatto da 'prestanome', per inserire gli annunci in rete. La denuncia che ha dato l'input agli investigatori è stata presentata da una 'navigatrice' di Firenze.
Come al solito, gli uomini in galera e le donne (del resto erano solo prestanome, poco importa che fossero loro a percepire quasi tutti i proventi dell'operazione) no. Questa è la filosofia del vagina pass.

martedì 15 giugno 2010

False accuse per guadagnare l'affido dei figli

3 maggio 2010, North Platte (Nebraska) - Una 25enne ha falsamente accusato di violenza sessuale il padre dei suoi figli, l'ex marito Brad McCartney, che per questo è stato prontamente arrestato e rilasciato solo dopo che la polizia ebbe confermato la falsità della denuncia (come al solito). Le prove deriverebbero da un'intercettazione telefonica: la donna avrebbe avanzato le accuse per avvantaggiarsi nel procedimento legale di affidamento dei figli.

domenica 13 giugno 2010

Fa arrestare l'amante, tradita dagli SMS

11 giugno 2010, Oxford - Un altro caso di false accuse. Questa ha denunciato per stupro un poliziotto che intratteneva con lei frequentazioni amorose perché non rispondeva ai suoi messaggi di testo in cui gli chiedeva se desiderasse vederla di nuovo; sono stati proprio questi SMS a tradirla.

Mr Tarrant è stato arrestato e sospeso dal servizio per tre mesi prima che la verità venisse a galla: la donna lo ha accusato di averla violentata durante un appuntamento. Tuttavia, i messaggi speditigli con il telefono giorni dopo il presunto stupro erano palesemente incoerenti con la denuncia. Per questo la donna è stata rinviata a giudizio ove si è dichiarata colpevole di calunnia: è stata condannata a 2 anni con la condizionale, dunque non sconterà un giorno di carcere.

venerdì 11 giugno 2010

Falsifica perizie in numerosi procedimenti per violenza sessuale: infermiera indagata

8 giugno 2010, Pennsylvania - Un'infermiera forense è accusata di aver falsificato numerose prove relative a violenze sessuali. Almeno 11 le persone indagate per violenza sessuale sulla base delle cartelle da lei redatte e poi accertate come fasulle; gli esperti hanno rilevato "evidenze inesistenti o ingiurie sostanzialmente sovrastimate" in tutti gli 11 i casi.

L'ufficio del procuratore distrettuale ha identificato più di 20 persone che sono state condannate per stupro in procedimenti che hanno fatto uso dei dati redatti dalla donna perito.

giovedì 10 giugno 2010

Stupro inventato per vendetta, papà scarcerato

29 Maggio 2010, Latina - Una violenza sessuale inventata per vendicarsi del padre che non la faceva uscire. I giudici del tribunale del Riesame hanno disposto la scarcerazione dell'operaio di Borgo Vodice arrestato circa un mese fa con l'accusa di aver violentato la figlia.

I magistrati hanno accolto la tesi della difesa, rappresentata dall'avvocato Angelo Palmieri. A quanto pare la storia della violenza sarebbe stata inventata dalla giovane dopo un contrasto con il papà che non approvava la relazione della ragazza con un coetaneo. Da qui l'annullamento dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice del Tribunale di Latina.

mercoledì 9 giugno 2010

Le donne che uccidono i loro figli ottengono comprensione e sono condannate a delle cure, mentre gli uomini che fanno la stessa cosa sono accusati di omicidio e condannati a vita

Riportiamo la traduzione (curata da Centro Documentazione violenza donne) di un articolo canadese

L'anno scorso, negli Stati Uniti, sono avvenuti circa 1.300 infanticidi. Circa 500 degli autori - all'incirca alla pari fra uomini e donne - non erano i genitori. Peraltro, i padri sono stati solo 30 (!). In altre parole, le madri erano 25 volte più portate ad uccidere la loro progenie rispetto ai padri. Eppure, in qualche modo, gli uomini sono visti come più pericolosi per i loro figli rispetto alle donne. In Canada, molte statistiche di criminalità sono presentate in modo tale da nascondere la malvagità femminile. Ad esempio, le statistiche di omicidio di bambini non sono suddivise per sesso dell’autore. Di conseguenza, queste informazioni non sono disponibili. Tuttavia, non vi è alcun motivo di ritenere che le cose siano diverse a nord del confine [rispetto agli USA, ndt].

Questo trattamento di favore alle donne non si limita all’uccisione di bambini. Rose Cece e Mary Taylor, una coppia lesbica di Toronto, decise di uccidere per gioco un agente di polizia. Fosse stata una coppia maschile, sarebbe stata condannata per omicidio di primo grado, quasi senza neanche considerare i fatti; in caso contrario, le associazioni di polizia in tutto il Paese sarebbero insorte. Invece, Cece e Taylor furono condannate per omicidio colposo e nessuno alzò la voce.

Spesso le donne sono lasciate fuori con la condizionale. Il primo cittadino di Ottawa disse a proposito di un caso di omicidio: "La condanna di Lilian Gatkate, assassina confessa di suo marito, a due anni meno un giorno di domiciliari, è un insulto al nostro senso di giustizia naturale". L'assassina reagì alla sentenza dicendo: "Ero confusa. Ho preso la vita di qualcuno e non vado in galera. Certo che sono sorpresa da tutto ciò". Ancora una volta, la Procura non fece appello.

Sfuggire alla pena per omicidio

Questa riluttanza a condannare le donne assassine risale a molto tempo fa. In realtà, è la ragione dell’invenzione del reato d'infanticidio, al volgere del secolo scorso. Le giurie rifiutavano di condannare le donne che uccidevano i propri figli. O i loro genitori, sembrerebbe.
Lizzie Borden prese un'accetta
diede a sua madre quaranta colpi
Quando vide ciò che aveva fatto
ne diede a suo padre quarantuno [ndt: ballata nordamericana]
Ciò che la canzoncina non menziona è che la giuria di Boston, nel 1892, rilasciò Lizzie libera. Una delle ragioni principali è che il giudice, come nel caso di Lilian Gatkate, diresse praticamente la giuria ad assolverla.

Solo due donne sono state condannate per omicidio di primo grado in questo Paese: Yvonne Johnson uccise un uomo che appena conosceva, Sarabjit Kaur Minhas strangolò il proprio nipote.

La discriminazione dei giudici a favore delle donne non è limitata all’omicidio: accade per tutti i reati. Ufficialmente le donne commettono il 15% dei crimini gravi in Canada: molto probabilmente un dato che sottovaluta la realtà. Qualunque sia il numero reale, esse costituiscono circa l'1% delle persone nelle nostre carceri. Le statistiche in Texas indicano che le donne commettono frodi più spesso degli uomini. Malgrado ciò, gli uomini trascorrono detenzioni dieci volte più lunghe per questo reato, rispetto alle donne.

Sembra che ci sia un radicato rifiuto ad ammettere che le donne sono capaci di commettere crimini. Quando lo fanno, si tende a sminuire l'atto ed a vederle come le vittime, non come le carnefici. Sul caso Johnson è stato scritto un libro: il titolo è “La vita rubata”; indovinate a chi appartiene la vita che l'autore sente derubata? Non è quella dell'uomo ucciso.

Mentre il femminismo può essere solo parzialmente responsabile di questo rifiuto, la risposta sembra essere più remota. I genitori di Lizzy Borden furono uccisi molto prima della comparsa di questa forma di follia collettiva. La realtà è che la gente, in tutte le società, assume che la femmina della specie debba essere protetta, anche dalle conseguenze delle proprie azioni.

sabato 5 giugno 2010

Negli Stati Uniti, il 41% delle denunce per stupro sono false

Uno studio condotto dal professor Eugene Kanin della Purdue University ha evidenziato che, basandosi esclusivamente sulle dichiarazioni delle presunte vittime che hanno successivamente ritrattato le accuse, il 41% delle denunce di violenza sessuale negli Stati Uniti sono false.

Mentre il presunto colpevole viene sempre arrestato dopo una breve indagine, e il suo nome diffuso sui giornali spesso a livello nazionale, per quello che riguarda la presunta vittima
  • l'identità non viene rivelata quasi mai neanche dopo la ritrattazione
  • in molti casi la procura rinuncia a perseguire l'accusa di false dichiarazioni
a questo aggiungiamo che, come dimostrano le notizie su questo blog, nei rimanenti casi il procedimento contro chi calunnia si conclude con un nulla di fatto o al massimo con una sentenza di libertà condizionata allo svolgimento di poche ore di lavoro socialmente utile.

mercoledì 2 giugno 2010

Consigli di Vittorio Apolloni sui comportamenti da evitare per non essere ingiustamente accusati di pedofilia

Vittorio Apolloni è creatore del centro di documentazione su falsi abusi, cioè sulle calunnie di pedofilia; gli 11 consigli sotto riportati sono rivolti ad insegnanti, parroci e chiunque per qualsiasi motivo debba stare estensivamente a contatto con i bambini, ma possono essere facilmente parafrasati e adattati per essere utilizzati da tutti, soprattutto dai padri in fase di separazione. Nonostante possano apparire deliranti a prima vista, essi rispecchiano la squallida realtà dei nostri giorni in cui molte persone, ad esempio procuratori della Repubblica a caccia di notorietà e relativi consulenti, sono disposte a strumentalizzare anche il minimo comportamento che possa essere considerato equivoco per distruggere per sempre la vita di una persona. A questo proposito, ricordiamo il caso di un papà che è stato messo in carcere con l'accusa di pedofilia per il solo fatto di aver dato due bacetti alla figlia (qui l'intervista dopo il rilascio): fatti come questo dimostrano come sia rischioso non adottare determinate norme di comportamento che in un primo tempo potrebbero apparire paranoiche, ma che in realtà si rendono assolutamente necessarie onde non finire invischiati in casi come quello sopra menzionato.
  1. Evitate al massimo ogni contatto fisico con i bambini: semplici gesti affettuosi (carezze, coccole, dare una caramella…) possono essere fraintesi
  2. Evitate di parlare ai bambini della vostra famiglia, dei suoi componenti e dei loro connotati fisici
  3. Non fornite alcuna descrizione della vostra abitazione, degli oggetti e arredi in essa contenuti, della sua ubicazione
  4. Se possedete animali domestici, evitate di menzionarli o portarli con voi
  5. Evitate assolutamente ogni rappresentazione di personaggi fantastici legati ai tradizionali universi fiabeschi (Cappuccetto Rosso e il lupo cattivo, Biancaneve e i sette nani, la perfida strega, Robot Pallino…)
  6. Evitate durante le feste e le attività didattico/educative l’uso di macchine fotografiche, videocamere, proiettori, televisori e videoregistratori
  7. Promuovete al massimo l’autonomia dei bambini quando si recano in bagno e limitate allo stretto indispensabile il vostro intervento
  8. Quando si rende necessario cambiare un bambino, rintracciate a casa o sul posto di lavoro uno dei genitori, invitandolo a intervenire o comunque chiedendo l’autorizzazione ad agire in sua vece. Nell’evenienza stilate un verbale indicando orario, contesto e operatori presenti (che non dovranno mai essere meno di due, meglio se tre, e non dovranno mai essere gli stessi nelle diverse occasioni)
  9. Se notate lividi, lesioni, ferite di varia entità e natura su un bambino, segnalateli immediatamente a un responsabile (genitore, insegnante, direttore, parroco…), senza curarvi delle giustificazioni addotte dall’infante. Pretendete che ogni comunicazione sia verbalizzata e vi sia consegnata copia controfirmata
  10. Se un genitore riferisce malesseri del bambino, chiedete immediatamente una sua dichiarazione scritta e firmata. Questo vale sia per i disturbi ricorrenti (stipsi, epistassi, dermatiti, congiuntiviti…), sia per quelli occasionali (inappetenze, indigestioni, paure, incubi notturni…). Conservate le dichiarazioni agli atti il più a lungo possibile
  11. Segnalate immediatamente qualsiasi comportamento sessualizzato del bambino sia ai genitori sia a un vostro superiore. Chi ha una conoscenza minima della psicologia dell’età evolutiva sa che molti comportamenti sono da considerarsi assolutamente normali e prevedibili, ma ciò non vale per la maggior parte dei genitori e anche (purtroppo) degli inquirenti, per alcuni operatori della salute mentale, medici e perfino maestre

martedì 1 giugno 2010

Intercettazioni e inversione dell'onere della prova

In questo periodo è di attualità il tema delle intercettazioni. Ma non tutti sanno che, in Italia, questo strumento è diffusamente impiegato non per dimostrare la colpevolezza, ma l'innocenza di una persona, come evidenzia nel seguente articolo di La Repubblica un noto esponente della procura di Milano
29 maggio 2010 - Un ex sindaco accusato di peculato. Un siriano considerato un terrorista. Tre genitori e un preside indagati per pedofilia. Un osteopata spagnolo arrestato per narcotraffico. Otto storie diverse ma con unico comune denominatore: tutti devono dire grazie a un'intercettazione. Perché non sempre l'ascolto delle telefonate da parte dei pm serve a incastrare un colpevole. Sono molto frequenti - ma meno noti - i casi in cui, al contrario, le trascrizioni servono a dimostrare l'innocenza di una persona accusata ingiustamente.

Soprattutto nei casi di abusi sessuali sui minorenni. "Sono un mezzo intrusivo e per questo molto incisivo anche per arrivare alla prova dell'assoluta innocenza di un indagato, cosa che di norma avviene raramente", dice Pietro Forno, il procuratore aggiunto che coordina la sezione "fasce deboli" della procura di Milano.

Condannata per calunnia la mamma di una ragazzina che aveva tirato in ballo, alla fine degli anni Novanta, l'ex direttore di un istituto religioso di Milano, accusato di aver abusato di un'alunna. "Lo abbiamo fatto per metterlo nei guai", confessò la ragazzina intercettata. E se a Torino una telecamera nascosta ha salvato dall'accusa di pedofilia il padre di una bambina di quattro anni, una frase captata da una madre milanese - "Tu mi hai tradito" - rivolta al figlio che non aveva confermato davanti al pm le accuse contro il padre - è stata decisiva per l'archiviazione.
al di là dell'opinione di Forno secondo cui è molto raro che un indagato risulti alla fine innocente quando in realtà lo stato eroga circa 40 milioni di euro annui in risarcimenti per ingiusta detenzione, è significativo evidenziare la mentalità di certi inquirenti: prima ti iscrivono sul registro degli indagati e poi eventualmente, se escono prove in tuo favore, ti scagionano. Questa si chiama presunzione di colpevolezza, ed è anticostituzionale. Ma a quanto pare, qui in Italia è diventata uno standard investigativo.