martedì 1 giugno 2010

Intercettazioni e inversione dell'onere della prova

In questo periodo è di attualità il tema delle intercettazioni. Ma non tutti sanno che, in Italia, questo strumento è diffusamente impiegato non per dimostrare la colpevolezza, ma l'innocenza di una persona, come evidenzia nel seguente articolo di La Repubblica un noto esponente della procura di Milano
29 maggio 2010 - Un ex sindaco accusato di peculato. Un siriano considerato un terrorista. Tre genitori e un preside indagati per pedofilia. Un osteopata spagnolo arrestato per narcotraffico. Otto storie diverse ma con unico comune denominatore: tutti devono dire grazie a un'intercettazione. Perché non sempre l'ascolto delle telefonate da parte dei pm serve a incastrare un colpevole. Sono molto frequenti - ma meno noti - i casi in cui, al contrario, le trascrizioni servono a dimostrare l'innocenza di una persona accusata ingiustamente.

Soprattutto nei casi di abusi sessuali sui minorenni. "Sono un mezzo intrusivo e per questo molto incisivo anche per arrivare alla prova dell'assoluta innocenza di un indagato, cosa che di norma avviene raramente", dice Pietro Forno, il procuratore aggiunto che coordina la sezione "fasce deboli" della procura di Milano.

Condannata per calunnia la mamma di una ragazzina che aveva tirato in ballo, alla fine degli anni Novanta, l'ex direttore di un istituto religioso di Milano, accusato di aver abusato di un'alunna. "Lo abbiamo fatto per metterlo nei guai", confessò la ragazzina intercettata. E se a Torino una telecamera nascosta ha salvato dall'accusa di pedofilia il padre di una bambina di quattro anni, una frase captata da una madre milanese - "Tu mi hai tradito" - rivolta al figlio che non aveva confermato davanti al pm le accuse contro il padre - è stata decisiva per l'archiviazione.
al di là dell'opinione di Forno secondo cui è molto raro che un indagato risulti alla fine innocente quando in realtà lo stato eroga circa 40 milioni di euro annui in risarcimenti per ingiusta detenzione, è significativo evidenziare la mentalità di certi inquirenti: prima ti iscrivono sul registro degli indagati e poi eventualmente, se escono prove in tuo favore, ti scagionano. Questa si chiama presunzione di colpevolezza, ed è anticostituzionale. Ma a quanto pare, qui in Italia è diventata uno standard investigativo.

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