Coos Bay, Oregon. 9 aprile 2010 - La motivazione: secondo il procuratore Paul Frasier sarebbe molto difficile ottenere una condanna per la 18enne.
La ragazza, rimasta anonima, aveva falsamente accusato Jason Pallasch di averla violentata, salvo poi ritrattare la propria versione diverso tempo dopo. L'uomo nel frattempo è stato arrestato. Solo dopo che la giovane ha testimoniato in tribunale di essersi inventata tutto, Pallasch è stato rilasciato.
La procura ha dichiarato che sarebbe molto difficile ottenere una condanna per la 18enne, perché un'eventuale sentenza di colpevolezza richiederebbe di dimostrare che nessuno stupro è avvenuto, a prescindere dalla testimonianza (in base al ben noto principio della presunzione di innocenza, che viene tirato fuori solo quando fa comodo). Testimonianza che però a quanto pare sarebbe stata utilissima a far condannare una persona per violenza sessuale, e che di sicuro è stata sufficiente a farla arrestare: in quel caso, gli inquirenti non hanno dovuto dimostrare che lo stupro è avvenuto perché per gli uomini, contrariamente alle donne, vale il principio della presunzione di colpevolezza. Cioè sono colpevoli fino a prova contraria. In altri termini, non si capisce bene per quale motivo la testimonianza della calunniatrice dovrebbe essere considerata inattendibile in un processo contro di lei e attendibile invece in un procedimento contro un uomo: contraddizione che si risolve solo postulando che non tutte le persone sono uguali, che la legge non è uguale per tutti, che per le donne vige il regime di impunità totale.
Signori, ricordatevi, che tutto ciò potrebbe accadere anche a voi.
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