Ancona, 10 luglio 2010 - Rossella Goffo, la funzionaria della prefettura misteriosamente scomparsa il 5 maggio di quest'anno, avrebbe mentito in passato riguardo un tentativo di soffocamento da parte dell'uomo attualmente indagato per essere il suo omicida, il tecnico quarantunenne della Questura ascolana ed ex amante Alvaro Binni. La donna aveva dichiarato che l'agente avrebbe tentato di ucciderla penetrando in casa sua ad Ancona, con guanti, nastro adesivo e un panno intriso di etere e aggredendola alle spalle. Proprio sulla base di questa testimonianza la procura, dopo la scomparsa della Goffo, ha iscritto Binni nel registro degli indagati, valutando tra le altre cose l’emissione di una misura cautelare personale a suo carico, non si sa se poi non formalizzata o non accolta.
Tutto inventato, secondo i giudici del Riesame, così come la confidenza fatta ad alcune amiche, ma anche a un agente della polizia postale, di non voler denunciare l’amante per salvaguardare la vita della sua bambina. Una bambina fantasma, con tanto di fotografia della figlia di un’amica spacciata per autentica. «Non è emersa - scrivono i giudici - non solo l’attribuibilità al Binni dell’omicidio, ma neppure la sussistenza stessa del fatto». In sostanza non è certo che la Goffo sia stata uccisa: avrebbe potuto essersi dileguata per far accusare l'ex amante del suo omicidio. Intanto di Rossella non c’è traccia.
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