14 luglio 2010, Bergamo - Ha patteggiato due anni di reclusione con il beneficio della sospensione condizionale della pena la trentenne educatrice della Bassa Valle Imagna che, a ottobre del 2009, era stata denunciata per maltrattamenti nei confronti di un bambino disabile. Il bimbo, di 9 anni e del tutto non autosufficiente, residente nell'hinterland di Bergamo, le era stato affidato proprio per il suo ruolo di educatrice.
La scelta processuale della giovane, incensurata e assistita dall'avvocato Emilio Gueli, è arrivata nel corso delle indagini preliminari, dopo che la trentenne, già durante l'interrogatorio di fronte al giudice delle indagini preliminari Giovanni Petillo, di fatto aveva già ammesso le proprie responsabilità nella vicenda contestata, dichiarandosi pentita dell'accaduto e mostrando commozione di fronte ai filmati degli episodi contestati.
A denunciare i fatti e a farla finire nel registro degli indagati erano stati proprio i genitori del bimbo disabile: avendo casualmente notato da parte dell'educatrice dei comportamenti piuttosto insoliti e poco chiari nei confronti del bambino, avevano deciso di provare a filmare di nascosto come la trentenne si comportava con lui in momenti diversi e in varie giornate, essendo loro figlio impossibilitato a parlare a causa della sua grave patologia.
Il risultato delle registrazioni li aveva portati poi direttamente in Procura a denunciare tutta la vicenda: l'educatrice infatti era stata chiaramente filmata mentre maltrattava in modo del tutto ingiustificato il bimbo, in diverse occasioni. In un momento gli avrebbe perfino messo un lenzuolo in bocca, forse con l'intento di farlo smettere di piangere. Il sostituto procuratore Giancarlo Mancusi, titolare del fascicolo, sulla base dei filmati e della denuncia aveva chiesto subito un'ordinanza di custodia in carcere, ma il gip, valutata anche l'incensuratezza della ragazza, aveva disposto invece gli arresti domiciliari, revocati poi in un secondo momento.
Qualche giorno dopo, durante l'interrogatorio di garanzia davanti al gip Petillo, alla trentenne erano stati mostrati i filmati che la accusavano, e lei aveva pianto, dicendosi dispiaciuta. Aveva anche escluso di aver mai voluto far del male al bambino, pur prendendo atto di quanto le veniva contestato proprio sulla base dei filmati. Non aveva però fornito agli inquirenti chiare spiegazioni sui motivi del suo comportamento nei confronti del bimbo.
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