domenica 25 luglio 2010

Vittime di false accuse provenienti dalle nipoti, assolti dopo sette anni di calvario giudiziario

24 luglio 2010, Vercelli - A pochi giorni dal giudizio di illegittimità costituzionale della norma che rendeva obbligatorio il carcere per gli accusati di violenza su minore, un'altra sentenza riguardante però due persone, il nonno e lo zio di tre sorelline che avevano falsamente accusato i due parenti di averle sessualmente molestate. «Il nonno fa sempre lo stupidino e mi alza la gonna» aveva detto una di esse ad un'insegnante di sostegno: le bambine sono finite in una casa famiglia su decisione del tribunale dei minori che aveva giudicati indegni i genitori in quanto in qualche maniera collusi con i due uomini, che invece hanno passato due anni in carcere come conseguenza delle dichiarazioni delle tre ragazzine, con l'accusa di violenza sessuale su minore.


«Sono sempre state fantasiose, si sono condizionate l’un l’altra» hanno detto il padre e la madre, nel tentativo di difendere i parenti accusati del crimine più infamante che si possa pensare. Per anni sono stati additati come i mostri di Vercelli, prima della sentenza di assoluzione in cui i giudici hanno dato ragione ai periti: le tre sorelle non sono state toccate neanche con un dito.

Il modo di procedere segue un copione altrettanto violento quanto la presunta violenza denunciata: intanto si manda in galera l’accusato, lo si dà in pasto all’opinione pubblica, poi si vedrà se è davvero colpe­vole. Sembra quasi che il giudi­ce debba fare ammenda di un atavico senso di colpa, per il quale la nostra civiltà non avrebbe sufficientemente pro­tetto, nella sua storia millena­ria, le donne. Insom­ma, meglio credere sempre a quello che dice una donna: se è una bugiarda poi si vedrà.

1 commento:

  1. Ho sempre pensato che è sbagliato sbattere una persona in carcere quando questo è considerato ancora un PRESUNTO colpevole, lasciandolo impazzire dietro le sbarre in attesa di giudizio.

    Lo si mette alla gogna ancora prima di ACCERTARNE la colpevolezza, o l'innocenza.

    Assurdo che possa bastare un'accusa o una frase ambigua di una ragazzina per macchiare la vita di una persona.

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