giovedì 27 maggio 2010

Stipendi, è quasi parità tra uomini e donne

Vorremmo rispondere a quanti accusano questo blog di maschilismo pubblicando un articolo sulla discriminazione femminile in ambito lavorativo. Ebbene, noi diciamo che la discriminazione esiste ma, contrariamente a quanto i mass media vorrebbero far credere, non è conseguenza di presunte politiche sessiste da parte dei datori di lavoro, o almeno non necessariamente. A questo proposito, pubblichiamo uno spezzone di un articolo del Corriere della Sera del 19/06/2009 contenente l'intervista ad una ricercatrice dell'osservatorio sulla Gestione della diversità dell'Università Bocconi che ha collaborato alla stesura di una statistica sugli stipendi in Italia
Contrordine, le donne non sono meno pagate degli uomini. Guadagnano un po' meno - un pizzico, uno zic, un qb - ma le discriminazioni vere sono un'altra cosa. Perché alla fine il taglio alle buste paga rosa si ferma al 2%. Soldi veri, è chiaro. Che potrebbero comprare un rossetto, un pannolino, un biglietto per il cinema in più. Ma pur sempre una penalizzazione più contenuta rispetto al meno 7% stimato dall'Istat nel 2007, al meno 17% valutato da Unioncamere nel 2008, al taglio dell'8,75% annunciato dall'Isfol nel 2009 o al meno 16% accertato, sempre quest'anno, dall'Eurispes.

Quadri rosa più penalizzati

La stima del meno 2% è dell'osservatorio sulla Gestione della diversità dell'Università Bocconi in collaborazione con Hay group. Lo studio completo sarà presentato martedì prossimo a Milano. «La novità è che non ci siamo fermati a valutare la differenza tra lo stipendio medio delle donne e quello degli uomini, ma siamo andati a vedere quanto guadagnano esattamente un uomo e una donna a parità di qualifica, mansione, inquadramento, anzianità di servizio», racconta Simona Cuomo, coordinatrice dell'Osservatorio.
Ecco il risultato: le impiegate portano a casa, in media, l'1,9% in meno, i quadri rosa il 3,6%, le dirigenti il 3%. Il 2% è una media pesata tra tutte le categorie (tantissime le impiegate, una minoranza le dirigenti).

Segregazione strisciante

I discorsi sulle retribuzioni delle donne potrebbero finire qui. Con un semplice «il problema non esiste». «È vero, la nostra indagine ridimensiona la questione del divario retributivo legato al sesso. Ma nello stesso tempo mette il dito su un altro problema. Il problema, direi» puntualizza Cuomo «è che le donne sono inserite nel mercato del lavoro a livelli bassi. Sono soltanto il 13% dei dirigenti, per capirci. E poi si trovano nelle funzioni meno pagate, l'amministrazione per esempio». La prova? «Viene ancora dalle buste paga» puntualizza Cuomo «se si prende il monte delle retribuzioni femminili lorde (compresa la parte variabile) e lo si divide per il numero delle lavoratrici si scopre che, in media, gli stipendi delle donne sono più bassi del 25,2%. E questo perché le signore sono tutte concentrate nelle posizioni meno pagate».
Il monte delle retribuzioni rosa è più basso del 25% rispetto a quello maschile dunque perché le signore sono concentrate nelle posizioni meno pagate, non perché sono pagate meno a parità di qualifica. In quel caso, il gap è insignificante. Questo per fornire una visione più realistica di quello che accade realmente. Il motivo potrebbe essere ad esempio che molte, dovendo accudire i figli, lavorano part-time e quindi guadagnano meno. Oppure che hanno una preparazione meno competitiva rispetto a quella dei maschi. Ma non è assolutamente vero che sono discriminate nel senso che guadagnano meno a parità di mansione come vorrebbero far credere i gruppi femministi. In questo senso, le norme in Italia come nel resto d'Europa garantiscono equità nelle retribuzioni, a prescindere dal sesso.

5 commenti:

  1. se fosse vero che le donne sono pagate meno a parità di prestazioni, in una libera economia di mercato basterebbe assumere solo donne per battere la concorrenza.

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  2. Io insegno, e le mie college prendono esattamente come me... Se poi 5 di loro hanno un contratto part-time (da loro espressamente richiesto), e nessun uno lo fa (perché non ha mariti che lo mantengano) è un discorso non certo legato al sesso. Anzi, è indice di una sicurezza economico-sociale acquisita, dal momento che prima nessuna donna si sarebbe mai sognata di lavorare metà delle ore previste.

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